Battere Donald Trump e riconquistare la Casa Bianca alle elezioni di novembre. Fino a qualche mese fa numerosi democratici, pur manifestando ottimismo di facciata, erano privatamente assai più scettici e preoccupati – Biden in primis. Dopotutto sulla stampa e in TV non passava giorno senza che il commander-in-chief esternasse qualche gaffe o che qualche sondaggio evidenziasse l’inopportunità di ricandidarsi a 81 anni.
Eppure, recentemente il presidente avrebbe espresso privatamente una rinnovata fiducia di poter vincere le presidenziali di novembre. Il cambiamento di prospettive rispetto alla precedente frustrazione sarebbe stato favorito, secondo la NBC, sia dai recenti sondaggi – che lo mostrano in lieve vantaggio rispetto a Trump – sia da viaggi sempre più frequenti negli Stati in bilico, nonché dall’apparente ricrearsi di una coalizione intorno alla sua candidatura da parte di alcuni democratici che finora non lo avevano ancora abbracciato.
Secondo un funzionario della campagna di Biden, ad incoraggiare il presidente è soprattutto la crescita del numero di uffici della campagna elettorale e di quello dei dipendenti assunti. “Pensa solo di vincere”, ha affermato alla NBC uno dei suoi collaboratori più stretti. Una sensazione empirica, non necessariamente suffragata dalla statistica.
Nel frattempo, Trump non se la passa benissimo. L’ex presidente e attuale candidato repubblicano è sotto processo a Manhattan con l’accusa di aver pagato una pornostar durante la campagna presidenziale del 2016 e di non aver dichiarato la somma nei suoi bilanci aziendali. Il magnate newyorkese si trova poi in contrasto con la base repubblicana sulla questione-aborto: personalmente favorevole a lasciare libera iniziativa a ciascuno Stato, lo zoccolo duro conservatore e pro-vita dei GOP gli chiede invece di emanare un divieto federale.
Fiducia e sensazioni a parte, la sfida di novembre si preannuncia serrata. Ad impensierire Biden non è solo l’anagrafe ma anche una serie di questioni squisitamente politiche, dal carovita galoppante alla crisi migratoria al confine meridionale. Passando per le manifestazioni degli studenti universitari contro il supporto statunitense a Israele, che potrebbero costare al candidato dem un pacchetto rilevante – e potenzialmente decisivo – dell’elettorato giovane e liberal.