Decisione shock della Corte d’Appello di New York, l’istanza più alta della città, che ha cancellato la sentenza di condanna del 2020 contro l’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein per stupro e molestie, un momento fondante nell’era del movimento #MeToo contro gli abusi sessuali. Con maggioranza risicata, per 4 giudici a tre, la Corte ha sentenziato che il magistrato presidente nel processo Weinstein ha commesso un errore cruciale consentendo la testimonianza di varie donne che accusavano Weinstein di averle molestate, perché i loro casi non erano oggetto del procedimento, che riguardava solo due donne.
La Corte d’Appello ha quindi sentenziato – in base a questo ed altri errori – che Weinstein, uno degli uomini più potenti di Hollywood, non ha avuto un processo equo. I quattro giudici della maggioranza hanno scritto che Weinstein è stato processato non solo per i reati di cui era imputato, ma per i suoi comportamenti passati: “è un abuso del potere giudiziario” si legge far ascoltare a una giuria “accuse non provate di comportamenti che distruggono l’immagine di un imputato ma non fanno luce sulla sua credibilità rispetto ai reati per cui è effettivamente a processo”.
Harvey Weinstein è stato accusato di molestie sessuali e stupro da oltre cento donne; a New York era sotto processo per due di questi casi.
Spetterà ora al Procuratore distrettuale di New York Alvin Briggs – già al centro dell’attenzione dei media per il processo contro Donald Trump – istruire un nuovo procedimento contro Weinstein.
L’ex produttore cinematografico, 71 anni, detenuto in un carcere di Rome, New York, non torna comunque un uomo libero: sarà trasferito in California, Stato dove nel 2022 fu condannato a 16 anni per lo stupro di una donna in un albergo di Beverly Hills.
La decisione della Corte d’Appello giunge oltre quattro anni dopo il verdetto della giuria di New York e tocca un nodo cruciale dei processi per stupro e di tutto il movimento #MeToo che ha cercato di dare voce agli abusi sessuali che condizionano la vita lavorativa e sociale delle donne, non solo nel mondo dello spettacolo. I giudici della maggioranza hanno infatti deciso in sostanza che le voci delle altre donne che accusavano Weinstein non erano rilevanti.
Si riapre così un capitolo penoso nell’era delle critiche agli abusi sessuali commessi figure di potere, un’era che si aprì nel 2017 con un fiume di accuse contro Weinstein e si allargò a macchia d’olio. Le sue accusatrici potrebbero essere costrette a un nuovo processo e a dover ripetere la storia degli abusi subiti sul banco dei testimoni.
“È un giorno desolante e scioccante per le vittime di abusi sessuali” ha detto Jane Manning, direttrice del progetto Women’s Equal Justice. “Dimostra solo quanto lavoro ancora c’è da fare per far avanzare gli ideali del movimento #MeToo”.
Ashley Judd, la prima attrice che accusò pubblicamente Weinstein, ha detto “è ingiusto verso le vittime. Noi viviamo ancora la vostra verità. E sappiamo quello che è successo.”
L’avvocato di Weinstein, Arthur Aidala, ha detto invece al New York Times che la sentenza “non è solo una vittoria per il signor Weinstein ma per tutti gli imputati nello Stato di New York, ci congratuliamo con la Corte d’Appello per aver tutelato i principi più basilari a garanzia degli imputati in un procedimento penale”.