Aimee Harris, quarantunenne della Florida, è stata condannata ad un mese di carcere ed a tre mesi di arresti domiciliari per aver rubato e poi venduto ad un’associazione di estrema destra, nel 2020, un diario ed altri oggetti appartenenti ad Ashley Biden, figlia del presidente statunitense, con l’intento di danneggiare la campagna elettorale dell’allora candidato democratico.
Prima che Harris fosse condannata, l’assistente procuratore Robert Sobelman ha dichiarato al giudice Laura Taylor Swain che la donna aveva mostrato totale “mancanza di rispetto per la legge e il sistema giudiziario”, ed era stata motivata a rubare gli oggetti di Ashley dalla possibilità di “guadagnare più soldi possibili” e di rovinare politicamente l’attuale leader americano.
I procuratori avevano chiesto che la Harris fosse condannata a una pena compresa tra i 4 e i 10 mesi di carcere, come indicato dalle linee guida federali. La residente di Palm Beach, la cui sentenza è stata rinviata una dozzina di volte, ha invece chiesto alla giudice di condannarla alla libertà vigilata.
Sebbene la Swain abbia concesso ad Harris una pena più lieve di quella richiesta dai pm, ha definito la condotta della quarantunenne come “spregevole”: il magistrato ha inoltre sottolineato che la donna aveva inizialmente cercato di vendere gli oggetti della Biden alla campagna dell’allora presidente Donald Trump.
“Non credo di essere al di sopra della legge”, ha affermato la residente della Florida al termine dell’udienza, “sono una sopravvissuta a maltrattamenti domestici e a traumi sessuali di lunga durata”. La donna si è dichiarata colpevole nell’agosto del 2022 per aver cospirato con Robert Kurlander, 60 anni, nel settembre del 2020, con lo scopo di rubare alcuni effetti personali di Ashley Biden da una casa di Delray, e di trasportarli oltre i confini dello Stato per venderli.
Harris, in particolare, era riuscita a mettere le mani sul diario della figlia del presidente USA, che conteneva “annotazioni molto personali”, e su una scheda di memoria digitale.
Secondo i documenti del tribunale, la quarantunenne ed il suo complice hanno successivamente venduto i vari oggetti in questione a Project Veritas, un gruppo di estrema destra, ricevendo un compenso di 20.000 dollari a testa. Secondo il procuratore Sobelman, inoltre, i due avrebbero rubato dalla residenza in Florida anche vestiti, libri ed altri accessori, vendendoli sempre alla stessa associazione, che li ha poi trasportati a New York.
Quattro anni dopo il furto, dunque, Harris è stata condannata a trascorrere un mese in un carcere federale, per poi passare i successivi tre mesi agli arresti domiciliari. La sentenza per il suo complice, Robert Kurlander, è invece prevista per il prossimo 25 ottobre.