L’esercito israeliano ha dichiarato di aver licenziato due ufficiali e di averne ammoniti altri tre per aver autorizzato il raid che martedì mattina è costato la vita a sei operatori umanitari stranieri e al loro autista palestinese a Gaza, affermando che i responsabili hanno violato le regole di ingaggio dell’esercito.
L’indagine interna ordinata da Tsahal ha stabilito che un colonnello aveva autorizzato l’attacco con i droni al convoglio del World Central Kitchen sulla base della valutazione di un maggiore. Quest’ultimo, basandosi su filmati sgranati delle telecamere dei droni, aveva ipotizzato che ci fossero uomini armati a bordo del convoglio – osservazione po rivelatasi falsa, hanno detto gli ufficiali militari.
I risultati delle indagini sono stati consegnati all’avvocato generale dell’esercito, che deciderà se gli ufficiali o chiunque altro sia coinvolto nelle uccisioni debba ricevere ulteriori punizioni o essere perseguito in tribunale.
L’uccisione dei sette dipendenti del World Central Kitchen ha notevolmente acuito le tensioni tra Biden e Netanyahu, con il primo che ha esternato le sue critiche più violente al comportamento dello Stato ebraico e al suo mancato impegno per la protezione dei civili.
Biden si era detto “indignato e affranto” per il raid costato la vita a un cittadino statunitense-canadese, tre britannici, un polacco, un australiano e un palestinese, aggiungendo che “incidenti del genere semplicemente non dovrebbero mai accadere”.
Poche ore dopo l’accaduto, Netanyahu aveva invece definito l’accaduto come “un tragico e involontario errore”, mentre le truppe di Tel Aviv hanno annunciato l’avvio di una scrupolosa indagine interna.
Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Kirby, ha dichiarato ai giornalisti che l’attacco è “emblematico di un problema più ampio e dimostra perché la distribuzione degli aiuti a Gaza è stata così difficile”.
Secondo le Nazioni Unite, almeno 196 operatori umanitari sono stati uccisi a Gaza dallo scorso 7 ottobre, quasi tre volte il tributo inflitto da qualsiasi altro conflitto in un anno.
Intanto, a poche ore dalla telefonata di giovedì pomeriggio tra il presidente USA e il premier israeliano, lo Stato ebraico ha approvato la riapertura del valico di Erez, nel nord di Gaza, e l’uso temporaneo del porto di Ashdod, nel sud di Israele – in modo da incrementare l’afflusso di aiuti umanitari alla popolazione civile.
L’annuncio è arrivato nella tarda serata di giovedì, dopo che Biden aveva chiesto a Netanyahu “interventi specifici e concreti” per alleviare la crisi umanitaria a Gaza – condizionando la fornitura di aiuti USA all’arrivo di questi ultimi. Oltre alla riapertura del valico di Erez, chiuso dallo scorso 7 ottobre, il gabinetto di Tel Aviv ha inoltre approvato l’aumento degli aiuti giordani attraverso il valico di Kerem Shalom.
Secondo il segretario di Stato Antony Blinken “si tratta di sviluppi positivi, ma il vero banco di prova sono i risultati”.
“La riapertura del valico di Erez è una notizia positiva, ma Gaza ha bisogno di un massiccio afflusso di aiuti”. Lo ha detto – come riporta la CNN- il portavoce del segretario generale ONU, Stéphane Dujarric.
“Chiediamo da molto tempo ulteriori attraversamenti verso Gaza e più aiuti umanitari per entrare. Questa è una notizia positiva, ma, ovviamente, dovremo vedere come verrà attuata, abbiamo bisogno di un cessate il fuoco umanitario e di un massiccio afflusso di aiuti” ha aggiunto.

Nel corso del dialogo bilaterale, durato circa 30 minuti, Biden “ha chiarito la necessità che Israele annunci e attui una serie di misure specifiche, concrete e misurabili per rimediare ai danni contro la popolazione civile, le sofferenze umanitarie e la sicurezza degli operatori umanitari“, riporta la Casa Bianca. Il leader USA ha inoltre affermato che “un cessate il fuoco immediato è essenziale per stabilizzare e migliorare la situazione umanitaria e proteggere i civili innocenti”.
“I due leader hanno anche discusso delle minacce pubbliche iraniane contro Israele e il popolo israeliano“, ha aggiunto la Casa Bianca, secondo cui Biden “ha chiarito che gli Stati Uniti sostengono fortemente Israele di fronte a queste minacce”.
L’esercito israeliano ha intanto categoricamente smentito le notizie secondo cui si sarebbe affidato a un sistema di intelligenza artificiale per calibrare i propri strike nella Striscia. “L’IDF non utilizza un sistema di intelligenza artificiale che identifica gli agenti terroristici o cerca di prevedere se una persona è un terrorista”, ha dichiarato l’IDF in una dichiarazione pubblicata sul suo sito web. “I sistemi informativi sono solo strumenti per gli analisti nel processo di identificazione degli obiettivi”.
Le accuse secondo cui Israele avrebbe una macchina segreta per uccidere con l’intelligenza artificiale chiamata “Lavender” erano state precedentemente rilanciate dalla rivista +972 e dal Guardian – secondo cui lo Stato ebraico avrebbe permesso all’IA di orientare il giudizio degli analisti umani nella guerra contro Hamas.
Da settimane gli Stati Uniti stanno aumentando la pressione su Netanyahu per scongiurare ulteriori stragi di civili a Gaza e per dissuadere ‘Bibi’ dall’invadere la regione di Rafah, densamente popolata. L’ultima volta che Biden e Netanyahu si sono parlati è stato il 18 marzo, quando il presidente ha appunto rinnovato l’appello a non lanciare un’offensiva di terra sulla città meridionale.
La questione di Rafah è stata al centro di un vertice virtuale, tenutosi lunedì scorso tra alcuni delegati statunitensi e israeliani. Il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha dichiarato che Washington spera di fare progressi su come sradicare i militanti di Hamas da Rafah senza danneggiare i civili, affluiti in massa proprio a Rafah dopo l’assedio israeliano a Gaza.