Aiuti a Kiev, ma anche alla Louisiana. Lo speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, ha dichiarato che il Congresso voterà sugli aiuti all’Ucraina alla ripresa dei lavori il 7 aprile.
Gli aiuti sono stati ritardati dall’autunno 2023 a causa della contrarietà dell’ex presidente Donald Trump che, con la scusa di migliorare la sicurezza alla frontiera con il Messico, aveva dato l’ordine di bloccarli dopo che il Senato aveva approvato 95 miliardi di dollari per Ucraina, Israele e Taiwan. Johnson all’epoca non lo aveva voluto mettere al voto nella Camera.
Mercoledì scorso il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva avuto una lunga telefonata con Johnson, un passo che da molti analisti era stato letto come un altro segnale che la situazione si stava sbloccando.
Lo speaker, intervistato da Trey Gowdy su Fox News, ha detto che si aspetta che il disegno di legge venga votato a breve, ma ha aggiunto che ci saranno “alcune importanti innovazioni”. Ma non ha voluto chiarire ulteriormente.
Anche il parlamentare repubblicano Mike Turner, capo della Commissione Intelligence della Camera, intervistato dalla CBS, ha detto che gli aiuti americani all’Ucraina sono una priorità quando riprenderanno i lavori parlamentari al Congresso. “Quando torneremo in aula, questo sarà il prossimo punto all’ordine del giorno. Dopo che tutti i progetti di legge sui finanziamenti federali saranno approvati, credo che ci sarà un sostegno enorme per questa questione e porteremo un disegno di legge sulla scrivania del presidente”, ha sottolineato.
Secondo il New York Times le “innovazioni” ventilate da Johnson potrebbero includere il vincolo degli aiuti per Kiev a una misura che costringerebbe il presidente Biden a revocare la moratoria sui nuovi permessi per gli impianti di esportazione di gas naturale liquefatto, che i repubblicani vedrebbero come una vittoria politica contro l’agenda climatica del presidente. La mossa sarebbe un traguardo anche per Johnson, il suo Stato e la sua circoscrizione elettorale. Verrebbero sbloccati i finanziamenti per la costruzione di un terminal in Louisiana, progettato lungo un canale marittimo che collega il Golfo del Messico a Lake Charles, che erano poi stati congelati dopo la decisione della Casa Bianca di ridurre l’estrazione di gas naturale.
Per gli aiuti a Kiev Johnson ha citato il REPO Act, che pagherebbe parte degli aiuti usando i fondi russi bloccati nelle banche americane. “Sarebbe perfetto se riuscissimo a usare i beni sequestrati agli oligarchi per finanziare la guerra in Ucraina”.
Un’idea più volte presa in considerazione dall’Amministrazione Biden, ma mai implementata per il timore che una decisione simile avrebbe potuto innescare ramificazioni legali e conseguenze economiche imprevedibili. Sono circa 5 miliardi di dollari di asset russi bloccati dal governo federale nelle banche usate dagli oligarchi; più di 300 miliardi di dollari appartengono alla banca centrale russa e sono nascosti nei Paesi Occidentali.
Johnson ha inoltre prospettato l’idea di inviare parte degli aiuti sotto forma di prestito, sottolineando che “anche il presidente Trump ha espresso questo concetto”. E ha menzionato un’ipotesi che aveva sollevato per la prima volta in privato a febbraio, in un incontro alla Casa Bianca con Biden e altri leader del Congresso, di legare gli aiuti alla revoca della pausa dell’amministrazione Biden sulle esportazioni di gas naturale liquefatto. Lui e altri repubblicani hanno sostenuto che, vietando le esportazioni americane di energia interna, il governo attuale ha di fatto aumentato la dipendenza dal gas russo e ha indirettamente finanziato l’offensiva di Mosca contro l’Ucraina. “Vogliamo liberare l’energia americana”, ha detto Johnson. “Vogliamo avere esportazioni di gas naturale che contribuiranno a togliere i finanziamenti allo sforzo bellico di Putin in quel Paese” e con queste parole ha spinto la costruzione del terminal in Louisiana.
Nel loro insieme, le misure delineate da Johnson sembrano mirate a convincere i repubblicani che il costo del pacchetto di aiuti verrebbe compensato.
L’inversione della moratoria sul gas naturale liquefatto, in particolare, potrebbe rappresentare un potente incentivo politico per i repubblicani, aumentando la pressione sulla Casa Bianca affinché abbandoni una politica che hanno a lungo denunciato.
Gli Stati Uniti esportano più gas naturale liquefatto di qualsiasi altro paese e la capacità di esportazione raddoppierà entro il 2027 perché il governo ha già approvato una manciata di nuovi terminali per caricare le navi, che sono in fase di costruzione.