“Da settimane il popolo di Haiti vive nel terrore e anche in molti altri luoghi del mondo la violenza brutale distrugge migliaia di vite innocenti”. Inizia così la lettera aperta che Padre Rick Frechette, direttore di Nuestros Pequenos Hermanos Haiti Fondazione Rava e dell’affiliata Fondazione St. Luc, indirizza alla comunità internazionale. “Interi quartieri sono deserti, persone indifese sono costrette a abbandonare ogni cosa e scappare da coloro che vogliono saccheggiare e bruciare le loro case”.
La Pasqua che la comunità cristiana di Haiti si appresta a celebrare è una fra le più difficili della sua storia. Il Paese ormai consumato dalla fame e sull’orlo di una guerra civile è andato oltre le sue capacità di resistenza.
La popolazione della nazione caraibica si trova ormai da tempo immemorabile dentro a una grave crisi politica, sociale ed economica. Bande armate tengono sotto scacco interi quartieri che vengono derubati e dove ogni giorno si segnalano rapimenti.
Padre Rick Frechette/Credito Fondazione Rava
I fondi destinati al programma delle Nazioni Unite World Food Program sono esauriti e l’80% degli haitiani che vive già in povertà assoluta registra innumerevoli morti per la fame.
Secondo l’UNICEF, il numero di bambini ad Haiti che si stima soffrano di malnutrizione acuta-grave è aumentato del 19% quest’anno. Inoltre, circa 1,6 milioni di persone sono sull’orlo della carestia e fra questi circa 600 mila sarebbero bambini.
Da un’analisi di Integrated Food Security Classification, uno strumento che serve a monitorare e migliorare la sicurezza alimentare, gli haitiani che soffrivano la fame nel 2019 erano 3,7 milioni passati quasi a cinque milioni nel 2024.
Dopo il terremoto del 2010, che già aveva messo a dura prova risorse e infrastrutture, accadde un altro grave evento. Nel luglio del 2021 venne assassinato a Port-au-Prince il presidente Jovenel Moïse, da un gruppo di sicari colombiani. Da quel momento gli undici milioni di abitanti di Haiti hanno assistito inermi al deteriorarsi delle condizioni di sicurezza, ulteriormente peggiorate dallo scorso anno da azioni criminali che avevano l’obiettivo di costringere il primo ministro Ariel Henry alle dimissioni, annunciate poi il 12 marzo 2024.

Mentre il Caricom, la Comunità dei Caraibi, tenta con estrema difficoltà di far decollare l’iter del Consiglio presidenziale transitorio per la nomina di un altro ministro incaricato di costituire un nuovo governo, continuano gli attacchi contro le stazioni di polizia, l’aeroporto internazionale e il porto che restano chiusi.
In queste ore il comandante in capo della Polizia Nazionale M. Frantz Elbè ha rivolto un messaggio alla cittadinanza per incoraggiarla e si è congratulato con i poliziotti impegnati nella lotta contro il banditismo.
Port-au-Prince, che ha una popolazione stimata di 3 milioni di abitanti, è all’80% controllata da bande. Nell’ultimo mese almeno 33 mila persone sono state costrette a fuggire, alla ricerca di acqua potabile e approvvigionamenti ormai reperibili solo al mercato nero.
Lo stato d’emergenza prolungato fino al 3 aprile lascia di fatto il Paese nell’incertezza con il primo ministro Ariel Henry ancora bloccato a Porto Rico. I voli di evacuazione organizzati dagli USA per i propri cittadini procedono con lentezza e grandi difficoltà.
I circa mille agenti kenyoti messi a disposizione da Nairobi sembrerebbero pronti a partire, ma solo dopo che il Paese africano si è assicurato dai finanziatori parte dei fondi utili al mantenimento della missione.
“Da Haiti non si può scappare – conclude nella sua missiva Padre Rick – si può solo vagare di luogo in luogo alla ricerca di un posto sicuro”.