La “gola profonda” di WikiLeaks Julian Assange ha ottenuto dall’Alta Corte di Londra il permesso di presentare ricorso contro l’estradizione immediata negli Stati Uniti se questi ultimi non forniranno garanzie su un equo processo.
La Corte ha stabilito che Assange potrà proseguire il suo ricorso in un’udienza completa, a meno che gli Stati Uniti non forniscano entro tre settimane “garanzie soddisfacenti” sulla possibilità di invocare il Primo Emendamento della Costituzione statunitense – che protegge la libertà di parola.
Secondo quanto riporta la BBC, la Corte vuole inoltre garantire che Assange non subirà pregiudizi al processo o alla sentenza a causa della sua nazionalità australiana, né sarà condannato a morte in caso di condanna.
“Se tali garanzie non verranno fornite, verrà concesso il permesso di ricorrere in appello e si terrà un’udienza di appello”, si legge in una sintesi della sentenza.
I giudici hanno tuttavia respinto alcuni motivi della richiesta di appello, tra cui l’argomentazione di Assange di essere stato perseguito a causa delle sue opinioni politiche.
I procuratori americani vorrebbero processare il 52enne Assange per 18 capi d’accusa relativi alla divulgazione di un vasto numero di documenti militari e di cablogrammi diplomatici statunitensi di alto profilo che avrebbero messo a repentaglio la vita di numerosi fonti e informatori stranieri.