Hal Malchow, 72 anni, consulente democratico che ha fuso i rigori della scienza con l’arte della politica, utilizzando i dati per aiutare i candidati a entrare in contatto in modo più efficace coni cittadini, rivoluzionando le campagne elettorali moderne, è morto il 21 marzo a Zurigo, con il suicidio assistito. Una decisione presa a causa del progredire dell’Alzheimer.
Malchow, che ha visto sua madre soccombere a una demenza precoce, si sottopose a un test genetico già 37 anni fa, scoprendo che anche lui avrebbe potuto sviluppare l’Alzheimer. Decise allora che se si fosse ammalato, avrebbe posto fine alla sua vita prima che il suo deterioramento diventasse troppo grave.
Nella sua lunga carriera, ha lavorato per tutti i candidati democratici alla presidenza, da Michael S. Dukakis nel 1988 a John F. Kerry nel 2004, per più di 30 senatori degli Stati Uniti, per 20 governatori e per varie organizzazioni come il Comitato nazionale democratico, l’AFL-CIO, il Sierra Club ed Emily’s List, che cerca di promuovere l’elezione delle donne che sostengono i diritti all’aborto. La sua esperienza consisteva nel cosiddetto contatto diretto con gli elettori, un’area della campagna che a volte passa inosservata, ma che consuma centinaia di milioni di dollari a livello nazionale in ogni anno elettorale.
Fin dai primi giorni della sua carriera, il contatto diretto ha incuriosito Malchow perché, a differenza della pubblicità televisiva o dei comizi, consente a un candidato di raggiungere personalmente gli elettori. “In politica, spendiamo centinaia di milioni – o addirittura miliardi – di dollari in un intero arsenale di metodi per attirare gli elettori. Ma non spendiamo quasi nulla per scoprire cosa realmente funziona”, dichiarò il consulente democratico nel 2004, “l’assenza di una vera conoscenza empirica su queste questioni, da parte dei professionisti delle campagne elettorali, racconta una storia triste e scioccante su come facciamo affari”.
Stando a quanto riferito dal giornalista Sasha Issenberg, la metodologia di Malchow ha contribuito a sconvolgere “gran parte di ciò che il mondo politico pensava di sapere sulle menti degli elettori, cambiando radicalmente il modo in cui le campagne si avvicinano a questi ultimi”.
Secondo le leggi statunitensi, il 72enne non poteva sottoporsi al suicidio assistito nel Paese, in quanto non era un malato terminale. L’uomo ha così deciso di recarsi a Zurigo, in Svizzera, che riconosce il diritto all’eutanasia per i pazienti con “disturbi psicologici incurabili, permanenti e gravi”. Prima di partire, Malchow aveva scherzato con lo stesso Issenberg, dicendo di essere confortato dal fatto che, a prescindere dal risultato delle presidenziali del 2024, non avrebbe mai più rivisto Donald Trump.