Un recente studio, condotto da un team di ricercatori dell’Università di Harvard e pubblicato sulla rivista Developmental Cell, pone le basi per le terapie del futuro volte a rigenerare gli arti amputati, che mirino a sostituire o ricostruire i tessuti e gli organi stimolando in essi la capacità di riparazione. Gli esperti hanno usato un approccio di riprogrammazione diretta delle cellule chiamate fibroblasti, per adesso prelevate dalla pelle di topi e galline, che sono state “trasformate” in cellule con caratteristiche simili a quelle che negli embrioni, danno origine agli arti e alle strutture che li compongono, quindi ossa, cartilagini, muscoli e tendini.
Yuji Atsuta, a capo della ricerca, ha detto: “Le cellule riprogrammate hanno generato organoidi simili a germogli di arti, quindi sembra possibile formare zampe anche in animali che non le possiedono più”.
Come spiega Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’Università di Pavia e membro dell’Accademia dei Lincei: “Al momento le cellule progenitrici possono essere prelevate direttamente dagli embrioni, tuttavia questo pone di fronte a problemi etici. Un metodo alternativo è quello di produrle mediante cellule staminali pluripotenti indotte, ovvero, adulte che vengono riprogrammate al contrario, per riportarle in uno stato simile a quello embrionale”.
La novità del nuovo studio condotto da Yuji Atsuta e dai suoi collaboratori è quella di avere sviluppato un metodo molto più semplice, diretto ed economico, riprogrammando direttamente le cellule della pelle in cellule progenitrici degli arti.
Grazie a questo studio, inoltre, i ricercatori possono studiare e comprendere meglio il processo di costruzione e trasformazione degli arti, un aspetto essenziale per potere attuare e perfezionare le terapie rigenerative nell’ottica di applicazioni future.