Una decisione solenne presa dal Parlamento francese a camere riunite, Senato e Assemblea Nazionale al castello di Versailles: il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è stato iscritto esplicitamente nella Costituzione della Francia. È il primo paese al mondo a fare un passo così esplicito, per proteggere il diritto all’aborto in discussione in molte altre nazioni come anche negli Stati Uniti.
Hanno votato a favore 780 parlamentari su 852; 72 i voti contrari, tutti i parlamentari di destra o centrodestra, ma come si capisce dall’entità del risultato, l’pprovazione è stata trasversale e ha coinvolto anche la maggioranza degli eletti del Rassemblement National di Marine Le Pen. Si conclude così un iter legislativo durato 18 mesi, fra presentazione, dibattiti in commissione e dibattiti parlamentari. La modifica costituzionale richiede l’approvazione di almeno due terzi degli eletti. Adesso, “la libertà garantita alle donne di fare ricorso a una interruzione volontaria di gravidanza” è iscritta nell’articolo 34 della Carta.
La Tour Eiffel è stata illuminata davanti agli occhi di centinaia di attivisti, con lo slogan “Mon corps, mon choix”: il mio corpo, la mia scelta.
Esulta su X il premier Gabriel Attal: “la Francia ha mandato un messaggio storico al mondo intero: il corpo delle donne appartiene a loro e nessuno ha il diritto di disporne al loro posto”, e ancora: “È una seconda vittoria per Simone Veil e per tutte coloro che hanno aperto la strada”, ricordando la storica deputata da cui prese il nome prima la legge sull’aborto francese del 1975 (e che fu presa a modello per la legge italiana del 1979; in Francia, però, dal 2022 l’aborto è consentito liberamente fino alla 14esima settimana di gravidanza, cioè oltre il primo trimestre).
Il presidente francese Emmanuel Macron da parte sua su X ha annunciato una cerimonia pubblica a Place Vendôme a Parigi, l’8 marzo, giornata internazionale della donna, per celebrare l’evento.
Nessuno dei due afferma però che – come si legge in giro – la Francia sia il primo paese al mondo in assoluto a fare questo passo. Una interessante inchiesta della radio pubblica francese France Info ricorda che il Cile aveva provato a farlo nel 2022, senza riuscirci: il progetto avanzato dal presidente di sinistra Gabriel Boric è stato respinto con referendum. Però un diritto simili esiste in alcuni paesi della ex Jugoslavia: Serbia, Macedonia del Nord e anche nell’entità dei Serbi di Bosnia. La Costituzione di Tito del 1974 aveva instaurato “un diritto umano di decidere liberamente della nascita dei propri figli”, definizione più ampia ma molto più vaga di quella francese; è comunque sopravvissuta alla fine della Jugoslavia ed è tuttora presente nella Costituzione dei paesi in questione.
A Cuba, l’aborto è protetto in maniera indiretta perché la Costituzione garantisce “i diritti sessuali e riproduttivi delle donne”. In Africa diversi paesi fanno esplicito riferimento all’aborto in Costituzione ma solo in circostanze particolari (in Kenya per esempio è proibito salvo che un medico lo consideri necessario per la vita della madre; ugualmente in Somalia dove è proibito in base alla legge islamica, la Costituzione lo garantisce solo in caso di pericolo di vita per la donna incinta).