Torna in tv il comico che fa ridere e fa pensare. Jon Stewart, considerato una delle migliori voci sociali e umoristiche americane, riprende il Daily Show a cominciare da questa sera alle 11 su Comedy Central o Paramount +. Ospite della puntata sarà Zanny Minton Beddoes, editor-in-chief di The Economist.
Per oltre 15 anni Jon Stewart è stato il conduttore e produttore esecutivo di “The Daily Show di Comedy Central con Jon Stewart”, portando la sua graffiante satira politica a un pubblico che fino allora aveva seguito i “late show”, i programmi della tarda sera, ancorati all’umorismo benpensante di Johnny Carson, Steve Allen e Dick Cavet.
David Letterman fu il primo della nuova generazione di “comici della notte” a usare il suo spirito caustico per commentare la politica e aprì la porta agli altri programmi simili, portando davanti al piccolo schermo un’audience più giovane, più istruita, più aperta. Ma Jon Stewart, con la sua visione obliqua della politica, irriverente, molto newyorkese anche se ha vissuto gran parte della sua vita in New Jersey, ha fatto breccia soprattutto tra gli studenti universitari e i giovani professionisti.
Irriverente ma garbato, caustico ma mai offensivo, è sempre stato molto abile nel mettere in ridicolo le situazioni e non chi le ha create. Al suo microfono si sono alternati presidenti, re, vicepresidenti, first lady, ministri, senatori, attori e attrici, Elon Musk, Jeff Bezos, Bill Gates. Ma anche gente comune che aveva storie da raccontare, buffe e drammatiche. E ora torna alla carica in un anno elettorale. Ma torna in un ambiente mediatico e di intrattenimento molto diverso da quello che ha lasciato. Oggi ci sono i programmi in streaming, ci sono i MAGA, TikTok e X. Da vedere se riuscirà a riproporre il suo programma a una generazione così diversa che comunica con i clip e i buzz.
Dopo aver lasciato il “Daily Show”, Stewart ha sostenuto cause dimenticate, come quelle dei benefici per la salute ai primi soccorritori dell’11 settembre e ai veterani di guerra.
Le reazioni per il suo ritorno sono contrastanti. Mentre alcuni hanno accolto la notizia con entusiasmo, altri, compresi Time e Huffington Post, l’hanno visto come un passo indietro, addirittura “regressivo” citando i modesti successi ottenuti con un suo programma su Apple TV “The Problem with Jon Stewart”.
Nel corso degli anni alla sua scuola di talento comico ha sviluppato una lunga serie di comici-intervistatori come Trevor Noah, Stephen Colbert, Steve Carell, John Oliver, Samantha Bee, Jessica Williams, Rob Riggle, Jason Jones e Jordan Klepper. Tanto che “The Daily Show”, Jon Stewart e i suoi “ex-alunni” hanno ricevuto tutti gli Emmy per le migliori serie di varietà da oltre 20 anni, a partire dal 2003. La vecchia versione di Stewart ha vinto 10 volte consecutive, “The Colbert Report” due volte, e Stewart ha avuto il bis in Il 2015 prima che “Last Week Tonight” di John Oliver iniziasse la sua serie, così come “Daily Show” di Trevor Noah.
Nel suo ultimo episodio del 2015, Stewart ha parlato con orgoglio del “talento che è passato attraverso queste porte”, mentre Steve Colbert, il popolare conduttore di Late Show with Steve Colbert, che per anni è stato la “spalla” di Jon Stewart, lo ha lodato per essere “in modo esasperante bravo nel suo lavoro”.
“Non è solo una questione di elezioni”, ha detto Stewart al Los Angeles Times in merito alla sua rentrée. “Se vuoi essere presente in questo mondo, devi essere presente in questa conversazione”. Stewart ha detto che sente il bisogno di essere “implacabile e tenace” nel parlare contro la disinformazione usata come arma. “Non sono solo le elezioni. È l’intelligenza artificiale. È il modo in cui abbiamo militarizzato tutti i nostri conflitti – ha concluso il conduttore – e io voglio far capire al mio pubblico che dire e difendere le menzogne non è una virtù, ma una perversione della verità”.