L’Intelligenza artificiale nei suoi sviluppi tecnologici e applicativi è stata al centro della seduta di Wall Street, giovedì, con l’esordio di Gemini, il chatbot di Google noto precedentemente come Bard e dei chip disegnati dalla società Arm.
Il gigante della ricerca online ha annunciato un importante rebranding di Bard, il suo chatbot di intelligenza artificiale, tra i principali concorrenti di ChatGPT di OpenAI. Bard a partire da oggi si chiamerà Gemini, lo stesso nome dei modelli di intelligenza artificiale che alimentano il chatbot. La vera novità non è però il rebranding, ma il lancio di chatbot in abbonamento.
Google prevede infatti una versione Gemini Ultra 1.0. a cui ci si potrà abbonare per 19,99 dollari al mese e accedere in questo modo anche ad uno spazio di archiviazione aggiuntivo per i propri file. Una versione di Gemini resterà gratuita, ma sarà meno potente. Al nuovo chatbot di Google si potrà accedere, in 150 paesi, tramite una app scaricabile per il sistema Android, mentre per gli utenti iPhone si potrà utilizzare Gemini all’interno dell’app Google su iOS. Alphabet, la società madre di Google, ha chiuso la seduta di Wall Street con un guadagno leggero (+0,37%), con gli investitori che vogliono prendere le misure di questo nuovo filone di entrate. Il Ceo della società Sundar Pichai ha dichiarato che in gennaio le entrate annuali degli abbonamenti ai servizi di Google hanno raggiunto i 15 miliardi di dollari, un risultato quintuplicato rispetto allo scorso anno, anche se per ora i 307 miliardi di dollari di fatturato del 2023 arrivano principalmente dagli annunci pubblicitari, ci sono margini di guadagno.
La società britannica di chip, Arm, ha letteralmente spiccato il volo nella Borsa di New York, registrando un balzo di oltre il 50% e chiudendo con un aumento del 48,7%. Questo straordinario risultato è stato alimentato dalla crescente domanda delle Big Tech di semiconduttori che supportano lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Arm, noto per il design di chip, ha superato ampiamente le aspettative nei conti trimestrali, con ricavi nel trimestre chiuso a dicembre pari a 824 milioni di dollari, il 14% in più rispetto all’anno precedente. Le previsioni di fatturato per l’intero esercizio sono state alzate, attestandosi tra 3,15 e 3,2 miliardi di dollari.
Fondata nel 1990 e acquisita nel 2016 da SoftBank di Masayoshi Son per 32 miliardi di dollari, Arm è stata quotata al Nasdaq nel settembre scorso. La società ha venduto le azioni a 51 dollari l’una durante la sua IPO e giovedì è stata scambiata sopra i 122 dollari. Un balzo legato ai risultati degli ultimi trimestri: Arm ha mostrato che solo nel trimestre di settembre, i suoi clienti hanno spedito 7,7 miliardi di chip.
Il suo amministratore delegato, Rene Haas, ha riconosciuto che l’azienda sta sfruttando appieno l’enorme opportunità derivante dalla crescente richiesta di nuove applicazioni di Intelligenza Artificiale. Arm sta ampliando il proprio raggio d’azione, spingendosi oltre il mercato dei cellulari e dei pc, rivolgendo l’attenzione ai settori dei data center e dell’automotive. La nuova architettura V9, dedicata ai dispositivi che supportano le applicazioni di IA, ha generato il 15% dei ricavi complessivi da royalty. I risultati di oggi provano una ripresa forte dell’industria dei semiconduttori e assecondano la previsione di Bloomberg Intelligence, che attribuisce all’intelligenza artificiale generativa, e alla tecnologia collegata, entrate annuali del valore di 1.300 miliardi di dollari già nel 2032.