La delicatissima situazione venutasi a creare lungo il confine meridionale tra gli USA ed il Messico continua a rappresentare un vero e proprio caso di portata nazionale.
Da qualche settimana, infatti, la Guardia Nazionale texana, su ordine del governatore Greg Abbott, ha preso possesso dei territori di frontiera nei pressi di Eagle Pass e del Rio Grande, posizionandovi l’ormai noto filo spinato concertina, una recinsione composta da migliaia di lame simile a quelle dei vecchi rasoi, molto più “efficace” e, allo stesso tempo, pericolosissima per i richiedenti asilo che provano ad oltrepassarla.
I militari texani, inoltre, hanno impedito alle autorità federali di rimuovere il filo spinato, negando loro l’accesso lungo il territorio di frontiera. In questi giorni, Abbott, la cui decisione è stata aspramente condannata dall’amministrazione Biden e dalla Corte Suprema, ha ricevuto il supporto di numerosi governatori repubblicani.
Dopo il sostegno della Florida, che ha inviato oltre mille uomini della sua Guardia Nazionale verso Sud, nel weekend il Texas ha “ottenuto” anche l’appoggio di Kristi Noem, governatrice del South Dakota, che si è detta pronta ad inviare i “suoi” militari ad Eagle Pass. Noem, inoltre, ha dichiarato che se il presidente Joe Biden tentasse di federalizzare la Guardia Nazionale, come proposto da alcuni democratici, il Paese rischierebbe di andare incontro ad una nuova Guerra Civile.
“Se davvero il presidente è disposto a togliermi l’autorità di governatore e comandante in capo della Guardia Nazionale-ha spiegato la leader del South Dakota- allora avremo una guerra tra le mani. Siamo pronti ad utilizzare tutte le nostre risorse per aiutare il Texas”.
In passato, il governo statunitense aveva già provveduto a federalizzare le forze della Guardia Nazionale: ciò si verificò nel 1957, quando l’Arkansas provò ad utilizzare i propri militari per fermare l’integrazione scolastica, dopo la sentenza della Corte Suprema. Nel frattempo, Abbott ha già dichiarato in più occasione che il Texas si farà trovare pronto nel caso in cui “un evento così improbabile dovesse ripetersi”.
“Gli Stati Uniti d’America sono in un momento di invasione”, ha invece spiegato la governatrice Noem, “quest’ultima sta arrivando dal confine meridionale. I 50 stati hanno un nemico comune, e quel nemico sono i cartelli della droga messicani. Stanno conducendo una guerra contro la nostra nazione, perpetuando la violenza in ciascuno dei nostri stati, anche qui nel South Dakota”.
“Se Biden decidesse di affermare il controllo sulla Guardia Nazionale-ha infine concluso la politica repubblicana- sarebbe la prima volta nella storia americana in cui avremmo un presidente che pagherebbe i soldati per dimettersi e per non proteggere effettivamente il Paese”.
Nel frattempo, la presa di posizione da parte della governatrice, pronta a schierarsi al fianco del collega Greg Abbott, non è piaciuta per niente alla tribù degli Oglala Sioux, la cui riserva si trova a Pine Ridge, South Dakota. In particolare, il presidente della tribù, Frank Star Comes Out, ha bandito la governatrice dalle loro terre d’origine, dichiarando: “Molti di coloro che arrivano al confine meridionale sono indigeni provenienti da luoghi come El Salvador, Guatemala e Messico, che vengono in cerca di lavoro e di una vita migliore. Non hanno bisogno di essere messi in gabbia, separati dai loro figli come durante l’amministrazione Trump, o di essere tagliati dal filo spinato”.
Il capo tribù, inoltre, ha accusato Noem di usare la questione del confine come un modo per ottenere la rielezione di Donald Trump, ed aumentare così le sue possibilità di essere scelta come vicepresidente.