Il Segretario di Stato Antony Blinken è arrivato in serata a Riad, in Arabia Saudita, per il suo nuovo tour in Medio Oriente, il quinto dall’assalto terroristico di Hamas a Israele.
Riad è la prima tappa, poiché Blinken nei prossimi giorni visiterà anche Egitto, Qatar, Israele e territori palestinesi. Subito dopo l’arrivo a Riad Blinken ha avuto due ore di colloqui con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.
Secondo quanto riferito da Matthew Miller, portavoce del Segretario di Stato, Blinken e il principe ereditario saudita “hanno parlato dell’importanza di rispondere ai bisogni umanitari di Gaza e di prevenire l’ulteriore diffusione del conflitto”. Quindi – afferma Miller – ha discusso con il principe Bin Salman “dell’urgente necessità di ridurre le tensioni nella regione, tra cui la fine degli attacchi Houthi, che minano sia la libertà di navigazione nel Mar Rosso sia i passi avanti nel processo di pace in Yemen”. Aggiungendo poi che che Blinken continuerà gli sforzi per raggiungere un accordo per il rilascio di tutti gli “ostaggi”.
Saudi Crown Prince Mohammed bin Salman and I met in Riyadh to discuss efforts to increase urgent humanitarian aid and ensure it gets to those who need it in Gaza. We will continue to engage in diplomacy in the region to prevent the further spread of the conflict. pic.twitter.com/hJ94ZtED6Y
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) February 5, 2024
Gli Stati Uniti, pur affermando di continuare a sostenere “il diritto di Israele alla difesa”, mostrano una crescente frustrazione nei confronti del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Diversi esponenti estremisti dell’esecutivo di Tel Aviv, in particolare il ministro Itamar Ben Gvir, criticano apertamente la Casa Bianca per aver sanzionato alcuni coloni estremisti accusati di violenza contro i palestinesi e gli israeliani in Cisgiordania.
Parlando a Davos il mese scorso, Blinken ha affermato che esiste “una nuova equazione” in Medio Oriente, in cui i vicini arabi e musulmani di Israele sono pronti a integrare Israele nella regione, ma hanno bisogno di vedere un percorso verso la creazione di uno Stato palestinese. Le conversazioni su chi governerà Gaza dopo la guerra, su come l’Autorità Palestinese debba essere riformata per governare potenzialmente l’enclave e sull’ottenimento di garanzie di sicurezza per Israele stanno ora spostando parti di questa equazione, ha riferito un funzionario statunitense, aggiungendo che il raggiungimento dei risultati richiede compromessi sia da parte degli israeliani che dei palestinesi.
Netanyahu è in disaccordo con l’amministrazione Biden sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente, affermando che non scenderà a compromessi sul “pieno controllo di sicurezza israeliano di tutto il territorio a ovest del fiume Giordano”.
Proseguono i negoziati per raggiungere una seconda tregua, più lunga di quella di una settimana che ha consentito a fine novembre il rilascio di un centinaio di ostaggi detenuti a Gaza in cambio dei palestinesi trattenuti da Israele, sulla base di una proposta elaborata a Parigi dai rappresentanti di Qatar, Egitto, Israele e Stati Uniti.
Secondo quanto affermano voci raccolte negli Emirati, Hamas vorrebbe una nuova tregua di sei settimane senza combattimenti con la liberazione di 200-300 palestinesi detenuti in Israele in cambio di 35-40 ostaggi israeliani.
Da Israele, Netanyahu ha bocciato questa possibilità e ha ribadito la posizione di Israele in una riunione alla Knesset. Lo scrive il Jerusalem Post, affermando che “il nostro obiettivo è una vittoria completa su Hamas”. Netanyahu ha anche minacciato la leadership del gruppo terroristico: “Uccideremo tutta la leadership di Hamas, quindi dobbiamo continuare ad agire in tutte le aree della Striscia di Gaza. La guerra non deve finire prima di allora. Ci vorrà tempo: mesi, non anni”.
Momenti di tensione alla Knesset, mentre il Primo Ministro parlava, quando alcuni familiari degli ostaggi hanno cercato di esporre le proprie richieste ai deputati del Likud. Secondo quanto ha riferito Canale 12, i deputati del Likud sono stati inflessibili, malgrado le insistenze dei familiari, e hanno tenuto chiuse le porte della sala dove erano riuniti.
Congratulations to the @UN on forming the investigative committee. We will submit all evidence highlighting @UNRWA‘s ties to terrorism and its harmful effects on regional stability. It is imperative that this committee brings the truth to light, necessitating the immediate…
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) February 5, 2024
Canale 12 ha aggiunto che i familiari degli ostaggi sono stati ricevuti invece dalle liste parlamentari degli altri partiti che formano la coalizione di governo. Dietro al rifiuto del Likud, a quanto pare, ci sono le continue manifestazioni organizzate dai familiari degli ostaggi anche di fronte alla residenza privata di Netanyahu a Cesarea, a nord di Tel Aviv. In passato, il Primo Ministro israeliano ha sostenuto che il moltiplicarsi delle proteste contro di lui è un aiuto indiretto che viene dato ad Hamas.
Durante la riunione della knesset il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha affermato che il suo governo ha le prove dei legami dell’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, con i terroristi di Hamas. Katz poi su X ha dichiarato che Israele esibirà tutte le prove dei “legami dell’UNRWA con il terrorismo e i suoi effetti dannosi sulla stabilità regionale” e ha notato che “è tassativo” che la commissione indipendente istituita dal Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, “porti alla luce la verità”.