Minacce, manco tanto velate, quelle di Donald Trump che ha detto ai magistrati della Corte Suprema che se sarà escluso dalle elezioni presidenziali si scatenerà “il caos e la bolgia in tutta la nazione”.
Un avvertimento per innescare nuove paure per chi lo dovrà giudicare. Da mesi, magistrati, inquirenti, testimoni, assistenti dei giudici, che in qualche modo sono coinvolti sui procedimenti legali dell’ex presidente, sono bersagliati dalle minacce. Molti vivono sotto scorta.
La settimana scorsa Arthur Engoron, il magistrato che lo ha già riconosciuto colpevole di truffa nella vicenda giudiziaria portata avanti dall’Attorney General di New York Letitia James, ha ricevuto la minaccia di una bomba a casa sua. Il District Attorney di Manhattan, Alvin Bragg, ha ricevuto per lettera minacce di morte per il procedimento giudiziario per i soldi dati a Stormy Daniels. Minacce e insulti anche per Letitia James. A Washington il giudice Tanya Chutkan, che presiede il processo per Trump per l’assalto al Congresso, è da mesi sotto la protezione degli agenti dopo che una donna del Texas, arrestata, l’ha minacciata di morte. Shenna Bellows, il segretario di Stato del Maine che ha escluso Trump dal ballottaggio, così come i magistrati della Corte Suprema del Colorado, per non dire di Jack Smith, il procuratore Speciale nominato dal Dipartimento della Giustizia, vivono anche loro, e le loro famiglie con gli agenti che fanno la guardia. Mai nella storia americana un presidente per contrastare la sua sconfitta elettorale ha corroso le istituzioni creando così tanta tensione nel sistema giudiziario del Paese.
Ora che a giudicare il suo futuro, e non solo politico, sono chiamati i magistrati della Corte Suprema federale, l’ex presidente li “avverte” che le loro decisioni potrebbero scatenare una guerra civile. È quanto si legge nelle argomentazioni presentate dai suoi avvocati alla massima assise giudiziaria che dovrà esprimersi sull’immunità dell’ex presidente. L’ex presidente ha chiesto ai magistrati, per il bene del Paese, di lasciarlo in corsa alle primarie repubblicane in Colorado e di respingere la decisione della Corte Suprema statale di Denver che lo ha dichiarato ineleggibile a causa del suo ruolo nell’insurrezione del 6 gennaio 2021.
Giovedì gli avvocati dell’ex presidente Donald Trump hanno esortato la Corte Suprema federale “a porre fine in modo rapido e decisivo” ai tentativi per espellerlo dalle elezioni presidenziali del 2024
Gli alti magistrati esamineranno le argomentazioni l’8 febbraio in un caso che entrambe le parti ritengono debba essere risolto rapidamente in modo che gli elettori sappiano se Trump, il principale candidato repubblicano alla presidenza, possa prendere parte alle elezioni.
I tempi sono stretti perché la corsa per le presidenziali è già cominciata e il 5 marzo ci sarà il “Super Tuesday” elettorale in cui saranno chiamati alle urne gli elettori di 16 Stati, inclusi Colorado e Maine che hanno escluso Trump dalle primarie.

La squadra di Trump che dibatterà il caso davanti alla Corte Suprema è guidata dall’avvocato texano Jonathan Mitchell, che ha ideato alcuni aspetti della legislazione anti-aborto che ha in gran parte bloccato gli aborti in Texas mesi prima che la Corte Suprema annullasse la decisione Roe v. Wade nel giugno 2022.
Una disposizione di due frasi nella Sezione 3 del 14° Emendamento afferma che chiunque abbia giurato di sostenere la Costituzione e poi “si sia impegnato in un’insurrezione” contro di essa non è più idoneo a ricoprire cariche statali o federali. Dopo che il Congresso approvò un’amnistia per la maggior parte degli ex confederati, la disposizione cadde in disuso fino a quando quest’anno furono presentate dozzine di cause legali per tenere Trump fuori dal ballottaggio. Solo quello in Colorado ha avuto successo.
Proprio ieri sera ad Olympia, la capitale dello Stato di Washington, un giudice della Corte Suprema statale ha respinto l’istanza di alcuni elettori che avevano chiesto l’inelegibilità per l’ex presidente.
Trump sta facendo appello separatamente al tribunale statale contro la sentenza del segretario di stato democratico del Maine, Shenna Bellows, che ha stralciato il suo nome dalla votazione di quello stato per il suo ruolo nell’attacco al Campidoglio. Sia le sentenze della Corte Suprema del Colorado che quelle del Segretario di Stato del Maine sono sospese finché non saranno esauriti gli appelli.
La decisione di intervento dell’Alta Corte, richiesta da entrambe le parti, rappresenta il coinvolgimento più diretto in un’elezione presidenziale dai tempi di Bush e Gore nel 2000, quando una maggioranza conservatrice decise di fatto l’elezione del repubblicano George W. Bush. Di quella corte resta solo il giudice Clarence Thomas.
Tre dei nove attuali giudici della Corte Suprema sono stati nominati da Trump. Da dire che si sono ripetutamente pronunciati contro l’ex presidente nelle richieste di invalidare le elezioni del 2020, nonché sui suoi sforzi per impedire che i documenti relativi al 6 gennaio o le sue dichiarazioni dei redditi venissero consegnati alle commissioni congressuali.
La questione se Trump possa partecipare al ballottaggio non è l’unica questione relativa all’ex presidente o al 6 gennaio che è arrivata all’Alta Corte. I giudici il mese scorso hanno rifiutato la richiesta del consigliere speciale Jack Smith di pronunciarsi rapidamente sulle affermazioni di Trump che afferma di godere dell’immunità presidenziale per i procedimenti giudiziari in cui è accusato di aver complottato per ribaltare le elezioni presidenziali del 2020.
Indipendentemente da come i magistrati si pronunceranno è preoccupante che Trump manifesti così apertamente la sua visione autoritaria trasformando di fatto il suo ruolo se dovesse essere rieletto alla Casa Bianca in quello di un dittatore.