Dal primo gennaio 2024, i turisti statunitensi non avranno più bisogno per ottenere un visto per la Cina di esibire un biglietto di andata/ritorno, prove delle prenotazioni di albergo, itinerari di viaggio o inviti ufficiali: lo si legge in un avviso ufficiale online dell’ambasciata cinese a Washington. La procedura semplificata, si legge, vuole “facilitare gli scambi interpersonali fra Cina e Stati Uniti”.
In novembre, Pechino aveva già annunciato che i cittadini di Italia, Francia, Germania, Olanda, Spagna e Malesia non hanno più bisogno di visto per soggiorni fino a 15 giorni, un programma “di prova” per ora della durata di un anno.
Decisioni che segnalano il vivo desiderio cinese di ravvivare il settore turistico dopo tre anni di stringenti misure anti Covid (inclusa la quarantena per tutte le persone in ingresso). Le misure sono state revocate, ma il turismo internazionale non è tornato. Nella prima metà del 2023, la Cina ha registrato 8,4 milioni di ingressi e uscite di cittadini stranieri: erano 977 milioni nel 2019, ultimo anno prima della pandemia.
Ma gli sforzi cinesi per richiamare i turisti Usa affrontano altri ostacoli. I voli internazionali fra i due paesi sono regolati da un accordo bilaterale e sono ancora molto al di sotto dei livelli pre-pandemici. I rapporto fra Washington e Pechino sono andati deteriorandosi lungo l’estate – sulla spinosa questione di Taiwan e non solo – e non è bastato a ricucire l’ultimo incontro fra Joe Biden e il presidente Xi Jinping. Il Dipartimento di Stato ha consigliato ai cittadini Usa di non recarsi nel paese citando il rischio di detenzioni arbitrarie. “Il governo della Repubblica Popolare Cinese”, scriveva, “applica arbitrariamente leggi locali, incluso lo stop all’uscita del paese, senza processi trasparenti e rispettosi della legalità”.