Fine anno, tempo di bilanci, e fra i più urgenti contano le analisi sulle alte temperature del 2023, l’anno più caldo degli ultimi 174 (cioè da quando si tiene traccia dei dati), e probabilmente “il più caldo degli ultimi 125.000” come scrive il New York Times. Ondate di calore che hanno coinvolto tutto il globo, e cifre che gli scienziati del clima stanno analizzando intensivamente per capire se sia davvero il sintomo di un peggioramento del surriscaldamento globale.
Da giugno a novembre 2023 il termometro non ha mai smesso di salire polverizzando i precedenti record, provocando fenomeni improvvisi e devastanti (come le inondazioni che hanno tormentato l’Italia e che in Libia hanno ucciso migliaia di persone). Le calotte di ghiaccio attorno all’Antartide sono ai minimi storici.
Anche adesso in dicembre le temperature sono al di sopra della norma. In gran parte del Nordest degli Stati Uniti questa settimana le previsioni parlano di condizioni primaverili, e in Italia il tempo è mite come fosse marzo, tanto che molte piante non hanno mai smesso di fiorire.
I climatologi cercano indizi dagli oceani, dalle eruzioni vulcaniche, anche dai residui inquinanti delle navi cargo.
Secondo il rapporto 2023 dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sul cambiamento climatico, è “indubbio che le attività umane, principalmente attraverso le emissioni di gas a effetto serra, abbiano provocato il surriscaldamento della Terra, con temperature globali di superficie che raggiungono fra il 2011 e il 2020 un aumento di 1,1 gradi centigradi rispetto al periodo 1850-1900”.
Di fronte ai dati 2023, una ipotesi è che il surriscaldamento stia accelerando. Tuttavia per i climatologi un singolo anno eccezionale non dimostra nulla: i modelli elaborati sul cambiamento climatico offrono una gamma di proiezioni di possibili temperatura e il 2023 ci rientra ampiamente.
Così Andrew Dessler della Texas A&M University spiega che le temperature globali tendono ad alzarsi e abbassarsi – anche se il trend generale punta all’aumento – per fattori ciclici come El Niño, il fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale nei mesi di dicembre e gennaio in media ogni cinque anni, e che è apparso nella primavera 2023 e potrebbe provocare un altro anno record nel 2024.
Sapendo che il surriscaldamento è qui, e che tende ad aumentare, “la nostra posizione deve essere ‘ i modelli sono giusti'” ha detto però Dessler. “Non posso dire che ‘abbiamo rovinato il clima’ o che c’è qualcosa di strano finché non avremo altre prove”.