Sciopero di un giorno al Washington Post. Ieri circa 700 dipendenti del prestigioso quotidiano della capitale federale hanno lasciato il lavoro per 24 ore, protestando per lo stallo dei negoziati sul rinnovo del contratto e sui previsti licenziamenti.
Lo sciopero è la prima agitazione sindacale al giornale dagli anni ’70. Il sindacato, il Post Guild, ha affermato che le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro anno avanti da 18 mesi e che la direzione del Post si “rifiuta di negoziare in buona fede”.
Il sindacato rappresenta più di 1.000 dipendenti, 700 sono giornalisti e gli altri operano nel settore commerciale dell’azienda e dei poligrafici.
In una dichiarazione, un portavoce del Washington Post ha affermato che l’azienda rispetta il diritto dei suoi membri del sindacato di scioperare.
“Stiamo facendo di tutto sia per i nostri lettori che per i nostri inserzionisti per ridurre al minimo i disagi causati dallo sciopero”, ha detto il portavoce. “L’obiettivo del Post rimane lo stesso dall’inizio delle nostre trattative: raggiungere un accordo con il sindacato che soddisfi le esigenze dei nostri dipendenti e le esigenze della nostra azienda.”
Il Washington Post, di proprietà del fondatore di Amazon Jeff Bezos, come tutti i quotidiani online lotta per mantenere gli abbonamenti online che negli Stati Uniti hanno soppiantato le vendite in edicola. Nel 2020 gli abbonamenti erano poco più di 3 milioni e negli ultimi due anni se ne sono persi circaa 500 mila. Secondo voci informate riprese dal New York Times, il Washington Post solo quest’anno avrebbe perso circa 100 milioni di dollari.

A ottobre, l’amministratrice delegata ad interim del Washington Post, Patricia Stonesifer, ha annunciato che la società avrebbe tagliato 240 posti di lavoro con prepensionamenti. Attualmente il quotidiano ha 2.600 dipendenti tra giornalisti personale amministrativo e pubblicitario e poligrafici. Patricia Stonifeser ha sostituito Fred Ryan, che si è dimesso dalla carica di amministratore delegato a giugno di quest’anno. Inizialmente si prevedeva che i 240 posti di lavoro si sarebbero ottenuti non sostituendo il personale che sarebbe andato in pensione, ma la Stonesifer nei giorni scorsi ha detto ai dipendenti che potrebbero essere necessari licenziamenti per raggiungere quel numero.
All’inizio di novembre, il Washington Post ha nominato Will Lewis, ex direttore del Wall Street Journal, come prossimo amministratore delegato e direttore. Lewis prenderà in mano il giornale il prossimo 2 gennaio.
La giornalista Sarah Kaplan, che è la responsabile del sindacato Post Guild, ha affermato che il punto critico sul nuovo contratto restano i salari. Il Post ha proposto un aumento del 2,25%, che secondo la Kaplan equivale a “un taglio dello stipendio” se si tiene conto dell’inflazione.
La paga annuale media per i giornalisti del quotidiano di Washington è di 67 mila dollari lordi l’anno, ovvero il 37% al di sopra della media nazionale.
“E’ abbastanza evidente a tutti il modo in cui il Post è stato indebolito dalla pessima gestione dei manager dell’azienda con acquisizioni non necessarie e negoziati contrattuale in stallo”, ha detto Sarh Kaplan al New York Times.
Ieri il sito web del Washington Post aveva gli articoli firmati “Washington Post Staff”. Un articolo sullo sciopero del Post osservava che mentre i lavoratori erano in sciopero, “i capiservizio e altri manager della produzione portavano avanti molti dei compiti necessari per l’uscita del quotidiano, dalla scrittura degli articoli all’utilizzo delle macchine da stampa”.