Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha cancellato all’ultimo minuto l’appuntamento tramite videolink che era stato fissato direttamente con i senatori americani che si apprestano a votare sui finanziamenti all’Ucraina. Zelensky doveva spiegare in un briefing a porte chiuse l’importanza del pacchetto di aiuti di emergenza proposto dal presidente Biden, che comprende più di 60 miliardi di dollari per Kiev.
I finanziamenti sono bloccati da molte settimane per una disputa politica interna fra repubblicani e democratici al Congresso. Ieri la Casa Bianca ha avvertito senatori e deputati che i fondi esistenti sono già esauriti e che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe vincere la guerra se i legislatori non agiranno.
“Non potremo mai dare un prezzo alla difesa della democrazia nel momento del bisogno, perché se l’Ucraina cade, Putin andrà avanti – ha detto il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer – gli autocrati di tutto il mondo saranno incoraggiati. La democrazia entrerà in un’era di declino”.
Per sottolineare l’importanza della posta in gioco diversi alti funzionari ucraini sono arrivati in questi giorni a Washington, insieme a Ruslan Stefanchuk, presidente del parlamento del paese, come parte di uno sforzo di lobbying coordinato.
Al briefing a porte chiuse dovevano prendere parte i massimi funzionari dell’Amministrazione Biden, tra cui il segretario di Stato Antony Blinken, il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il direttore dell’intelligence nazionale Avril Haines.
Il Congresso è più diviso sul sostegno all’Ucraina di quanto lo sia mai stato durante i quasi due anni di conflitto con l’ala dura del partito repubblicano, quella più legata all’ex presidente Donald Trump, che spinge perché gli aiuti militari all’Ucraina vengano concessi solo se il partito democratico accetterà radicali riforme sulle leggi di immigrazione.
I democratici si sono detti disponibili su alcune modifiche, ma lo scorso venerdì hanno interrotto i negoziati accusando i repubblicani di voler imporre riforme “drastiche” e di non essere disposti a un compromesso. Il deputato repubblicano del Texas John Cornyn ha risposto senza peli sulla lingua: “”Non si tratta di un negoziato tradizionale, in cui ci aspettiamo di arrivare a un compromesso bipartisan sul confine. Questo è un prezzo che deve essere pagato dai democratici per ottenere il finanziamento”.
La settimana scorsa Schumer aveva messo in calendario per oggi, mercoledì, il voto per superare il primo ostacolo procedurale per affrontare la richiesta di aiuti di 106 miliardi di dollari di Biden per Ucraina, Israele e Taiwan. Ma difficilmente la proposta supererà i 60 voti per essere accettata. E non solo. Anche se si riuscisse a raggiungere un accordo al Senato, alla Camera dove i repubblicani hanno la maggioranza, di sicuro la proposta non passerà.
Lo speaker della Camera Mike Johnson ha già risposto alla lettera inviata ieri da Shalandra Young, direttrice dell’Office of Management and Budget della Casa Bianca in cui avvertiva dell’urgente necessità di approvare gli aiuti per l’assistenza militare ed economica all’Ucraina, affermando che senza questi finanziamenti lo sforzo bellico di Kiev per difendersi dall’invasione russa potrebbe fermarsi. Johnson ha detto che il suo partito non approverà gli aiuti all’Ucraina a meno che il Congresso non approvi “un cambiamento nelle leggi sulla sicurezza dei confini della nostra nazione”.
Andriy Yermak, uno dei principali aiutanti di Zelenskyj, intervenuto al pranzo organizzato a Washington dall’USIP, United States Institut of Peace, ha ringraziato gli americani per il sostegno aggiungendo però che sono necessari ulteriori aiuti per garantire la vittoria.
“È molto difficile per il nostro popolo, ma gli ucraini sono ancora molto motivati”, ha detto Yermak “La nostra gente crede nella nostra lotta e è sicura che vinceremo”.