Cinque giorni prima che Hamas attaccasse Israele, alla Borsa di Tel Aviv si è registrata un’impennata nelle scommesse contro il valore delle società israeliane.
Secondo una ricerca condotta da due professori di diritto della Columbia University e della New York University, l’impennata suggerirebbe che alcuni trader possano aver avuto una conoscenza anticipata dell’imminente attacco terroristico e averne tratto profitto.
I professori Robert Jackson Jr. della New York University e Joshua Mitts della Columbia descrivono un picco “significativo” e “insolito” nelle vendite allo scoperto del fondo più popolare legato alle società israeliane.
“Diversi giorni prima dell’attacco, gli operatori sembravano anticipare gli eventi a venire”, scrivono i ricercatori, citando le vendite allo scoperto di un fondo quotato in borsa che segue grossomodo l’andamento del listino israeliano. E proprio questo – “improvvisamente, e in modo significativo” – ha registrato un’impennata il 2 ottobre.
Lo short selling contro il valore dell’MSCI Israel Exchange Traded Fund (ETF) ha “superato di gran lunga” l’attività di vendita allo scoperto che aveva avuto luogo durante la pandemia Covid-19, la guerra Israele-Gaza del 2014 e la crisi finanziaria globale del 2008, si legge nel documento. “I nostri risultati suggeriscono che i trader informati sugli attacchi hanno tratto profitto da questi tragici eventi”, scrivono gli autori.
L’authority israeliana – l’ISA – ha dichiarato di essere a conoscenza della questione e che questa è “oggetto di indagine da parte di tutte le parti interessate”.
I professori hanno notato modelli simili di vendite allo scoperto all’inizio di aprile, una delle date inizialmente pianificate da Hamas per condurre i raid costati la vita a circa 1.200 civili.