Mettere completamente al bando TikTok viola i diritti di libera espressione degli utenti ed è perciò incostituzionale. A stabilirlo è stato giovedì sera il giudice distrettuale Donald Molloy, espressosi sul controverso ban deciso dalle autorità statali del Montana che sarebbe dovuto entrare in vigore il prossimo 1° gennaio.
Il magistrato ha emesso un’ingiunzione preliminare per impedire il divieto di utilizzo dell’app di proprietà cinese, argomentando che tale decisione “travalica la competenza statale” e “viola la Costituzione in più di un modo”.
TikTok, la popolare app di social networking di proprietà dell’azienda cinese ByteDance, aveva intentato una causa contro il Montana a maggio, sostenendo che il divieto statale violasse il Primo Emendamento. Parallelamente, a fare causa contro lo Stato erano stati anche diversi influencer.
Commentando a caldo la decisione giudiziaria, TikTok si è detta soddisfatta che il giudice abbia “respinto questa legge incostituzionale e che centinaia di migliaia di montanesi possano continuare a esprimersi, a guadagnarsi da vivere e a trovare comunità su TikTok”.
Un portavoce dell’ufficio del procuratore generale del Montana Austin Knudsen ha sottolineato invece che le autorità statali valuteranno i prossimi passi “per portare avanti la legge che protegge i montanesi dall’ottenimento e dall’uso dei loro dati da parte del Partito Comunista Cinese”.
La norma prevedeva sanzioni fino a 10.000 dollari (per episodio) agli app store di Google e Apple nel caso continuassero a rendere disponibili l’applicazione sulle proprie piattaforme – senza prevedere tuttavia alcun provvedimento nei confronti dei singoli individui.
L’uso dell’app sugli smartphone di lavoro è stato già vietato dal Congresso, dalla Casa Bianca, dai servizi armati degli Stati Uniti e da più della metà degli Stati americani per evitare presunte ingerenze e spionaggio da parte del Governo cinese. Lo stesso hanno fatto i Governi e i parlamenti di altri Paesi e regioni, tra cui l’Unione europea e il Regno Unito.