Ty Cobb è stato l’avvocato della Casa Bianca per poco più di un anno. Era stato chiamato da Donald Trump nel 2017 dopo che era stata aperta l’inchiesta sulle interferenze della Russia nelle elezioni. Laureato ad Harvard, repubblicano, partner di una prestigiosa ditta legale di Washington, lasciò il settore privato per andare bell’ufficio del presidente. Un volto noto al pubblico per i suoi baffoni bianchi arricciati anni Novecento che gli danno un alone di vetustà e rispetto. Rimase nell’ufficio legale della Casa Bianca solo un anno, andò via appena fu rilasciato il rapporto della Commissione Muller. Da quando ha lasciato Pennsylvania Avenue Cobb non è stato tenero nei giudizi con l’ex presidente, definendolo “un disastro per il Partito Repubblicano” e accusandolo di “soffocare la verità, minacciare e costringere i deboli a eseguire i suoi ordini”. “Ma la cosa più difficile da fargli capire – ha raccontato al microfono di Erin Burnett della Cnn – era che l’avvocato della Casa Bianca è il legale che consiglia e difende l’istituzione e non il presidente nelle sue vertenze private”.
Nei suoi commenti a margine dell’udienza che si è tenuta ieri nella corte d’appello federale, in cui gli avvocati di Trump hanno fatto appello per un ordine del silenzio imposto dal magistrato Chutkan che presiede il giudizio sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio, Ty Cobb ha affermato di ritenere che il “narcisismo” dell’ex presidente alla fine lo porterà in prigione. “Non credo che la sua prima o seconda violazione dei limiti imposti avrà conseguenze serie, ma penso che alla fine il suo irrefrenabile protagonismo gli sarà fatale”, ha detto a Erin Burnett. “Non ascolta quello che gli dicono i suoi avvocati e rischia di scoprire i limiti della pazienza del giudice Chutkan”. Cobb ha anche spiegato che crede che la corte confermerà l’ordine di silenzio imposto dal magistrato.
Nel corso della sua intervista Cobb ha raccontato degli aneddoti che rivelano alcuni particolari sul carosello di legali che hanno difeso o difendono ora l’ex presidente nelle sue pendenze legali. “Ha un rapporto difficile con loro – ha detto Cobb – si fida solo di quelli che condividono i suoi punti di vista. Se gli viene dato un consiglio, o gli viene presentata una situazione che a lui non piace, automaticamente scarta il consiglio e l’avvocato. E’ convinto di saperne di più e se il risultato di un giudizio non è quello da lui previsto non ammette di essersi sbagliato, ma imputa all’avvocato di non essere riuscito a convincere il magistrato”.
Ieri una giuria della Corte d’Appello federale ha valutato il tentativo di Trump di respingere l’ordine di silenzio imposto sul suo caso. Per ora, poiché c’è l’appello, l’ordine di silenzio è sospeso fino a quando non verrà emessa la sentenza finale. L’ordine del silenzio impedisce a Trump e ai suoi avvocati di usare un linguaggio che possa prendere di mira il consigliere speciale Jack Smith e il suo staff, il personale del tribunale e i testimoni nel caso. I pubblici ministeri hanno messo in evidenza i messaggi di Trump sui social media che prendono di mira persone coinvolte nella sua vicenda giudiziaria. Trump sostiene che l’ordine di silenzio, poiché è un candidato alle elezioni primarie, viola il suo diritto alla libertà di parola e gli impedisce di esprimere i suoi giudizi sulla giustizia usata come arma politica dai suoi avversari e sulla magistratura ai suoi elettori. L’ordine di silenzio è stato emesso dopo che l’ex presidente aveva definito “squilibrato” il procuratore capo nel suo caso e ha pubblicamente invitato il suo ex capo dello staff della Casa Bianca a non testimoniare contro di lui. Se perde l’appello, l’ex presidente ha detto che si rivolgerà alla Corte Suprema.
Erin Burnett ha chiesto a Ty Cobb cosa succederà se Trump dovesse nuovamente violare l’ordine di silenzio. “Potrebbe trascorrere una notte o due in prigione” ha risposto Cobb. “I giudici erano un po’ frustrati con gli avvocati di Trump per le capziose interpretazioni dell’ordine del silenzio imposto”, ha detto Cobb in risposta. “Ma alla fine penso che i magistrati eviteranno di indebolire l’integrità dell’autorità giudiziaria nei processi in cui Trump è imputato”.
Non è solo il baffuto ex avvocato della Casa Bianca a denunciare l’altezzoso rapporto che l’ex presidente manifesta nei confronti della legge. Oggi in una opinione pubblicata dal New York Times, l’avvocato George Conway, con J Michael Littig, magistrato in pensione della corte d’appello federale e l’ex parlamentare repubblicana Barbara Comstock, tutti conservatori della Federalist Society, denunciano il pericolo se Donald Trump dovesse ottenere un secondo mandato.
“La democrazia americana – affermano i tre giuristi – la Costituzione e lo stato di diritto sono le giuste cause dei nostri tempi e la professione legale della nazione è obbligata a sostenerli. Ma con l’acquiescenza del più ampio movimento legale conservatore, questi pilastri del nostro sistema di governance sono sempre più in pericolo. I pericoli non potranno che aumentare nel caso in cui Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca il prossimo novembre. Le recenti notizie sui piani per una seconda presidenza Trump sono spaventose. Avrebbe rifornito la sua amministrazione di lealisti partigiani impegnati ad accelerare la sua agenda e ad eludere – se non ad aggirare del tutto – le leggi esistenti e le norme legali consolidate da tempo. Ciò includerebbe la nomina di incaricati politici ad alte cariche pubbliche per approvare i suoi piani di investigazione ed esigere ritorsioni contro i suoi oppositori politici; rendere i dipendenti pubblici federali spostabili a piacimento dello stesso presidente; e invocare poteri speciali per intraprendere azioni unilaterali sulle attività protette dal Primo Emendamento, sulla giustizia penale, sulle elezioni, sull’immigrazione e altro ancora”.