“Guardo a ognuna di loro come a incredibili pioniere, e questa è una delle cose che hanno tutte in comune: molti primati e molte azioni davvero audaci. Ecco a chi aspiro come candidata e come rappresentante”. Cheyenne Hunt vuole diventare la prima donna della Generazione Z a essere eletta al Congresso e le sue principali fonti di ispirazione, dice a Usa Today, sono la vicepresidente Kamala Harris, la deputata democratica di New York Alexandria Ocasio Cortez, l’ex presidente della Camera Nancy Pelosi e l’attivista politica della Georgia Stacey Abrams,
Hunt è anche una TikToker che commenta ogni giorno con i suoi 90000 follower notizie di politica. La ventiseienne ha annunciato che si candida come democratica per sfidare la repubblicana Michelle Steel nel seggio californiano delle contee di Orange e Los Angeles alla Camera dei Rappresentanti di Washington. Ma molti altri giovani sono in corsa in tutto il paese per una nomina nei seggi di parlamenti statali, locali, o comunali alle elezioni del 2024.
Secondo uno studio del 2022 del Center for Information and Research on Civic Learning and Engagement della Tufts University, la percentuale dei giovani fra i 18 e i 25 anni che si è candidato a una carica politica è aumentata negli ultimi 10 anni; oltre il 20% afferma che potrebbe prendere in considerazione l’idea.
Fra i temi più urgenti da affrontare – secondo Cheyenne Hunt e molti altri aspiranti candidati – ci sono il cambiamento climatico, i diritti legati all’aborto e alla natalità, il controllo delle armi, e l’uguaglianza di genere. Rispetto alle generazioni più anziane – come i cosiddetti millennial – la Gen Z preferirebbe a scendere in campo per agire in prima persona piuttosto che fondare una organizzazione no profit per cercare di ovviare alle carenze della politica.
Gli “aspiranti politici” affermano però di non essere presi abbastanza sul serio: si trovano costretti a dedicarsi – oltre al lavoro per garantirsi un reddito – a estenuanti raccolte di fondi per la campagna elettorale. Il loro obiettivo resta rappresentare una generazione che si sente tradita e che al momento non ha punti di riferimento. DeNora Getachew, CEO di Do Something, un hub senza scopo di lucro dedicato all’attivismo giovanile, racconta che l’organizzazione ha assistito a un notevole aumento di ragazzi e ragazze, soprattutto di colore, che vorrebbero impegnarsi nella politica attiva e candidarsi a una carica per difendere i loro diritti e quelli della comunità. “Vediamo una generazione che vuole impegnarsi in numero sempre maggiore per rendere il mondo un posto migliore” dice Getachew.
Da uno studio condotto dalla Tufts University, circa il 60% dei potenziali candidati di età compresa tra i 19 e i 34 anni riferisce di essere preoccupato per l’eventuale perdita di reddito e di occupazione se decide di impegnarsi in campagna elettorale. Molti fra loro dovranno rinunciare all’ impiego a tempo pieno, passare al tempo parziale o chiedere al datore di lavoro maggiore flessibilità.
La generazione Z, nome con cui viene indicato chi è nato tra gli anni ’90 e i primi anni del duemiladieci, è considerata quella politicamente più motivata nella storia americana, e quella che si è riversata alle urne nelle ultime elezioni: viene ritenuta una roccaforte dei voti democratici. Sono stati proprio i Gen Z a spingere alla Casa Bianca il candidato democratico Joe Biden nel 2020: il 61% degli elettori tra i 18 e i 29 anni ha votato per lui.