Le forze di terra israeliane hanno preso d’assalto l’ospedale al-Shifa, il più grande di Gaza, perlustrandone le stanze e i sotterranei, mettendo così fine a un blocco che ha destato la preoccupazione dell’intera comunità internazionale per la sorte delle migliaia di persone intrappolate all’interno.
Le truppe di Tel Aviv sostengono che i militanti di Hamas avrebbero edificato il loro quartier generale militare proprio al di sotto del nosocomio (affermazioni seccamente smentite dalla milizia islamista, secondo cui l’assalto israeliano è una scusa per colpire i civili).
Lo Stato ebraico ha dichiarato di avere ucciso alcuni combattenti in uno scontro fuori dai cancelli prima di irrompere, e che i militari avevano portato con sé del materiale medico per coloro che si trovavano all’interno.
“Prima di entrare nell’ospedale le nostre forze si sono trovate di fronte a ordigni esplosivi e squadre di terroristi, ne sono seguiti scontri in cui i terroristi sono stati uccisi”, ha dichiarato l’esercito israeliano. “Possiamo confermare che le incubatrici, gli alimenti per bambini e le forniture mediche portate dai carri armati dell’IDF da Israele hanno raggiunto con successo l’ospedale Shifa. Le nostre squadre mediche e i nostri soldati di lingua araba sono sul posto per assicurare che queste forniture raggiungano chi ne ha bisogno”, continua la dichiarazione.
Il portavoce dell’esercito israeliano, il tenente colonnello Peter Lerner, ha dichiarato alla CNN che l’ospedale e il complesso erano per Hamas “un fulcro centrale delle loro operazioni, forse anche il cuore pulsante e forse anche un centro di gravità”. Poche ore prima del raid, il Governo USA aveva confermato le tesi israeliane sull’esistenza di un quartier generale di Hamas ad Al-Shifa, sostenendo che fossero corroborate anche dall’intelligence statunitense.
“Gli USA si sono resi completamente responsabili di un crimine di guerra”, la secca risposta di Hamas, secondo cui le dichiarazioni dell’amministrazione Biden sono equivalse di fatto a un “via libera” per il bombardamento dell’ospedale. Secondo la milizia anti-sionista, il personale medico e il gran numero di sfollati interni stanno affrontando un “barbaro assalto” a un’istituzione medica protetta dalla Quarta Convenzione di Ginevra. Secondo il trattato, peraltro, gli ospedali possono perdere il loro status di luogo protetto se i combattenti li usano per scopi militari – ma ai civili deve essere concessa un’ampia finestra di tempo per fuggire e qualsiasi attacco deve essere proporzionale all’obiettivo militare.
L’esercito israeliano ha dichiarato che le forze che hanno fatto irruzione a Shifa stanno anche cercando i circa 240 ostaggi fatti prigionieri da Hamas lo scorso 7 ottobre. Dalle prime indiscrezioni risulta che non ne sia stato trovato alcuno.
Il nosocomio si trova nella parte settentrionale della Striscia, che nelle ultime settimane ha visto un esodo verso sud dell’enclave. Le truppe israeliane avevano creato un passaggio sicuro per migliaia di sfollati e pezienti che si erano rifugiati al suo interno, dopo che nel fine settimana la struttura era stata costretta a cessare le operazioni a causa della carenza di rifornimenti e dell’impossibilità di alimentare incubatrici e altre apparecchiature salvavita a causa di un’interruzione elettrica – uccidendo almeno 40 persone (tra cui tre neonati) e mettendo a serio repentaglio la vita di 36 bebè.
In una conferenza stampa trasmessa martedì in tutta la nazione, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato che Hamas ha “perso il controllo” della parte settentrionale di Gaza e che Israele ha ottenuto guadagni significativi a Gaza City. Alla domanda sui tempi della guerra, Gallant ha però risposto: “Stiamo parlando di lunghi mesi, non di un giorno o due”.