A Largo Cairoli a Milano, la Lega ha organizzato una manifestazione “in difesa dei Valori occidentali, della Pace, della Sicurezza, dei Diritti”, si legge sul profilo di X di Matteo Salvini. Il fil rouge, diventato anche hashtag, era “senza paura”. Dopo l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre scorso, infatti, molte persone hanno cominciato a temere per la propria sicurezza e in particolare per l’ipotesi che, schierandosi pubblicamente per lo Stato di Israele, si sarebbero potuti creare dei disordini, come è successo anche in altre piazze nel mondo.
“Quando stavo organizzando questo evento – ha raccontato Matteo Salvini dal palco – mi è stato chiesto se fossi sicuro di volerlo fare proprio a Milano, sapendo che a qualche centinaia di metri di distanza, in un’altra piazza del centro, stanno sfilando altre persone che si definiscono ‘antirazzisti’ e ‘antiterroristi’”. Il leader della Lega ha fatto riferimento alle manifestazioni pro Palestina che nel capoluogo lombardo vengono organizzate ogni fine settimana.
“Ringrazio tutti voi che siete usciti di casa e avete vinto la paura del ‘chissà cosa può succedere’. La paura è il primo obiettivo dei terroristi. Diceva Borsellino: ‘Chi ha paura muore tutti i giorni. Chi non ha paura muore una volta sola’”. Una signora mora, sulla cinquantina, cappotto nero e cappello di lana, ha ripetuto a bassa voce questa stessa frase mentre stringeva al petto uno dei volantini dell’evento. Come lei, tanti altri uomini e donne della stessa età, ma anche diversi trentenni e qualche ragazzo più giovane hanno cominciato ad appludire e fischiare.
La bandiera di Israele, di cui si sono difesi i diritti a gran voce, è comparsa in piccolissimo sull’angolo a sinistra dello sfondo del palco e nella piazza ce n’era soltanto una. “Prima di venire, avevo un po’ di timore”, ha raccontato Marco, 20 anni, studente milanese. “Perché questa manifestazione supporta pubblicamente Israele che, possiamo dirlo, è l’unica democrazia in quella zona. Imperfetta, ma pur sempre una democrazia. Nella Striscia di Gaza valgono tutt’altre leggi e diritti. Per esempio, se fai parte della comunità LGBT in Palestina, fai una brutta fine. Invece Tel Aviv è più aperta”. “I palestinesi devono sovvertire il sistema di Hamas – si è intromesso Filippo, un altro ventenne milanese – e spingere per la creazione di due Stati”.
Per il resto, c’erano soprattutto volantini e striscioni in blu e giallo – i colori della Lega – con slogan per la difesa della sicurezza e dei valori occidentali. Prima che la pioggia costringesse a un fuggi-fuggi generale, in diversi ne hanno approfittato per scattarsi qualche foto da postare sui propri social.
Fra questi, Cesare, 60 anni, capotreno di Trenord, da trent’anni dentro la Lega, ha interrotto i suoi saluti e la distribuzione dei volantini per spiegare: “Si teme che il conflitto possa diventare mondiale, ma anche che questa situazione possa scatenare il terrorismo islamico in tutta Europa, che appoggia Israele. Anche giustamente, perché abbiamo gli stessi valori liberali, democratici, occidentali, di tolleranza. Cosa che purtroppo non viene condivisa nel mondo islamico e da Hamas. Ma non voglio generalizzare perché sappiamo che non tutto il popolo palestinese è composta da terroristi, ma è soggetto a un regime estremista. Come non tutti erano fascisti quando c’era la dittatura di Mussolini”.
Un altro ragazzo sulla trentina, che chiede di rimanere anonimo, ha raccontato: “Anche io prima di venire avevo un po’ paura. Poi non è successo niente, ma c’è molto terrorismo psicologico soprattutto perché stavolta, a differenza della guerra in Ucraina, c’è di mezzo la religione”.