Un vertice per venire a patti con l’intelligenza artificiale. Quello convocato nella magione di Bletchley dal premier britannico Rishi Sunak dal 1 al 2 novembre coinvolge decine di politici, studiosi e imprenditori tecnologici; titolo ufficiale, AI Safety Summit, che già indica chiaramente il tema cruciale: il problema della sicurezza, sotto molti aspetti, che l’intelligenza artificiale pone all’essere umano.
Per gli Stati Uniti è arrivata a Londra la vicepresidente Kamala Harris, per l’Italia c’è la premier Giorgia Meloni, per l’Europa la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Re Carlo III (in visita in Kenya) manda un messaggio videoregistrato e in platea siede anche Elon Musk. Ci sono rappresentati di 28 paesi che hanno già firmato “The Bletchley Declaration,” diffusa mercoledì mattina dal governo di Londra. Un testo abbastanza vago in verità che impegna alla cooperazione internazionale e al dialogo continuato.
“Molti rischi collegati all’IA sono internazionali per loro natura e quindi sono meglio trattati in chiave internazionale” si legge. “Dichiariamo che lavoreremo insieme in modo inclusivo per creare un’intelligenza artificiale umano centrica, affidabile e responsabile che sia sicura e funzioni per il bene comune”. Non ci sono però obbiettivi specifici, rimandati a un secondo vertice fra sei mesi in Corea del Sud, un terzo in Francia fra un anno.
Presenti al vertice numerosi leader di industrie di AI fra cui Anthropic, Google DeepMind, IBM, Meta, Microsoft, Nvidia, OpenAI e Tencent. Presenti anche i rappresentati di alcuni gruppi della società civile dall’ Ada Lovelace Institute all’Algorithmic Justice League in Massachusetts. A sorpresa, Sunak ha annunciato che dialogherà live con Elon Musk, il magnate della tecnologia, sulla piattaforma X (ex twitter) dopo la fine del vertice giovedì.
Sono assenti però vari leader internazionali (Joe Biden, Emmanuel Macron, Olaf Scholz) e diversi governo già si stanno muovendo autonomamente: dall’ordine esecutivo annunciato questa settimana dalla Casa Bianca, all’AI Act dell’Unione europea che potrebbe essere concluso fra qualche settimana, alla repressione cinese sull’uso dell’intelligenza artificiale, inclusa la censura sui chatbot.
La posta in gioco è cospicua: regolare gli sviluppi dell’IA. Se ne parlava da anni, gli eventi sono precipitati dall’apparizione nel 2022 di ChatGPT, il chatbot che sa tradurre e scrivere e rispondere a domande astruse, e soprattutto ha dimostrato come gli ultimi sviluppi dell’IA avanzino in direzioni inattese e potenti.
Nessuno mette in dubbio gli straordinari benefici che gli esseri umani possono trarre dall’uso dell’intelligenza artificiale, dalle diagnosi precoci di malattie come i tumori, alla lotta al cambiamento climatico, alla semplificazione dei processi produttivi. Di più: per quanto geniale sia ChatGPT, l’intelligenza artificiale può solo rimasticare, con estrema rapidità ed efficienza, il materiale che le viene offerto. Nessuna intelligenza artificiale – fin qui – è stata capace di creare qualcosa di interamente nuovo, talento (e forse maledizione) della nostra specie.
Il dubbio è però sui rischi che comporta l’IA su vari fronti: politico, economico, di sicurezza.
Per esempio:
*Perdita occupazionale: non solo per la robotica nelle fabbriche, ma per tutti i lavori cosiddetti creativi; pensiamo per esempio ai giornalisti e agli sceneggiatori di Hollywood, che infatti sono entrati in sciopero. Si può sperare che gli articoli scritti dall’IA tolgano a migliaia di giornalisti l’onere di scrivere puri riempitivi, lasciandoli agli approfondimenti, ma è un sentiero stretto. Gli attori di Hollywood inoltre sono ancora in sciopero: dall’IA temono il furto stesso della loro immagine, riproducibile all’infinito e senza il loro consenso.
*Diffusione virale di notizie false a scopo propagandistico, facile attraverso internet e i social media. Anche qui, la stampa – umana – potrebbe giocare un ruolo essenziale nella scrematura e verifica delle notizie, ma ancora più essenziale sarebbe l’educazione del pubblico a fare in prima battuta quello che si chiama debunking, una prima analisi della verosimiglianza delle notizie.
Non è un caso che Sunak abbia convocato il vertice a Bletchley Park. La magione a 60 chilometri da Londra è il luogo dove Alan Turing, durante la seconda guerra mondiale, decifrò il codice Enigma usato dai nazisti. È considerato uno dei luoghi di nascita dell’informatica moderna; il primo ministro britannico vorrebbe la Londra ripartisse da qui per essere al centro di un’altra iniziativa di importanza mondiale. Ma Sunak non ha ansie regolatorie: l’importante è studiare, ha dichiarato in un discorso la settimana scorsa. “Come possiamo scrivere delle norme sensate per qualcosa che ancora non comprendiamo appieno?”