L’esercito israeliano ha aumentato l’intensità dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza nelle scorse ore in vista di una probabile invasione di terra contro Hamas, nonostante i timori della Casa Bianca sull’allargamento del conflitto su scala regionale.
Le forze armate dello Stato ebraico hanno dichiarato di aver colpito più di 400 obiettivi legati ad Hamas durante la notte e di aver ucciso decine di miliziani islamisti, tra cui tre vice comandanti di battaglione. Tra i bersagli anche un tunnel che avrebbe permesso ad Hamas di infiltrarsi in Israele per via mare e centri di comando del gruppo all’interno di alcune moschee.
Nel frattempo, lunedì sera il gruppo terrorista ha liberato due anziane signore israeliane che erano tra i circa 220 prigionieri rapiti durante i raid del 7 ottobre contro diverse città del sud di Israele. Le due donne – Yocheved Lifshitz, 85 anni, e Nurit Cooper, 79 anni – sono state trasportate fuori da Gaza presso il valico egiziano di Rafah, dove sono state caricate su ambulanze, secondo i filmati mostrati dalla TV egiziana.
Le prigioniere erano state rapite insieme ai loro mariti nel kibbutz di Nir Oz, vicino al confine con Gaza. I due uomini mariti risultano peraltro ancora nelle mani del gruppo islamista.
La liberazione delle due israeliane arriva a poche ore dalla messa in libertà di due cittadine statunitensi. Un’evoluzione accolta positivamente dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il quale ha ribadito la necessità di “un flusso continuo” di aiuti umanitari a Gaza in una telefonata con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
I circa 2,3 milioni di abitanti di Gaza sono infatti a corto di cibo, acqua e medicinali dopo che Israele ha deciso di isolare l’enclave. Lunedì un terzo convoglio di rifornimenti è entrato nella Striscia con alcuni beni essenziali, ma l’ONU ha avvertito che è ancora troppo poco e che la decisione israeliana di impedire il rifornimento di carburante potrebbe sospendere le procedure di assistenza.
La situazione è da giorni assai critica: gli ospedali faticano a mantenere in funzione i generatori per alimentare le attrezzature mediche salvavita e le incubatrici per i neonati prematuri, a causa del numero eccessivo di feriti.
Sinora nei combattimenti sono morti più di 1.400 israeliani e oltre 5.000 palestinesi, tra cui circa 2.000 minori e circa 1.100 donne – secondo quanto riferito dal Ministero della Sanità (che fa capo ad Hamas). Il bilancio è salito rapidamente negli ultimi giorni, con il ministero che ha riferito di altri 436 morti nelle ultime 24 ore.
A Tel Aviv è arrivato martedì anche il presidente francese Emmanuel Macron, che ha riaffermato il solido sostegno di Parigi al fianco dello Stato ebraico. “Siamo legati a Israele dal lutto”, ha dichiarato Macron sui social media, ricordando che 30 francesi sono stati uccisi negli attacchi del 7 ottobre e nove sono ancora dispersi o tenuti in ostaggio.
Il leader dell’Eliseo incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e altri membri del gabinetto di guerra di .