Secondo un rapporto dell’American Security Project, un’organizzazione no-profit con sede a Washington, il 68% delle truppe statunitensi sarebbe in sovrappeso o obeso e questo andrebbe a compromettere la prontezza militare, minando la sicurezza nazionale.
I dati del Dipartimento della Difesa dimostrerebbero che il tasso di obesità, calcolato utilizzando l’età, l’altezza e il peso di una persona, è più che raddoppiato negli ultimi dieci anni dal 10% a circa il 21%.
Anche se ogni dipartimento dell’esercito degli Stati Uniti ha i propri “standard minimi di massa corporea”, che chi desidera arruolarsi deve rispettare, l’obesità rappresenta la principale causa di esonero. Dai dati diffusi dal Pentagono, sono meno di un quarto gli americani di età compresa tra i 17 e 24 anni che vengono ritenuti idonei al servizio militare.
Ad aprile, sia l’allora generale dell’esercito Randy A. George che l’ammiraglio Lisa M. Franchetti avevano dichiarato ai membri della Camera che l’esercito, la marina e l’aeronautica non avrebbero raggiunto gli obiettivi prefissati per l’anno in corso in termini di reclutamento.
Tutti gli apparati militari, infatti, stanno avendo difficoltà. L’esercito nel 2022 aveva visto diminuire di circa 15.000 soldati il proprio nucleo operativo, riuscendo però a recuperare 55000 adesioni nel 2023, seppure un numero inferiore rispetto alle 65.000 previste. Non è andata meglio a Air Force che non ha raggiunto il suo obiettivo per 2.700 unità e alla Marina, che lo ha mancato per 7.450.
“In un momento in cui stiamo lottando per reclutare una forza lavoro adeguata per l’esercito, crescenti tassi di obesità sono particolarmente allarmanti”, ha dichiarato Matthew Wallin, direttore operativo dell’American Security Project. “Nessuna persona che difende il nostro paese dovrebbe trovarsi senza supporto per combattere una battaglia personale contro questo problema”.
Le principali raccomandazioni del rapporto prevedono anche la revisione degli standard di massa corporea, poiché l’IMC tende a sottostimare l’obesità rispetto ai dispositivi di misurazione del grasso più tecnologici.
Lo studio suggerisce inoltre che i militari con un alto indice di composizione corporea debbano essere indirizzati a medici accreditati con esperienza nel trattamento di tale patologia e che il Dipartimento della Difesa debba includere i dati dell’IMC nei rapporti che fornisce al Congresso sul reclutamento.
“La crescente prevalenza dell’obesità nei membri del servizio che riduce le prestazioni, non è un fallimento morale ma una crisi sanitaria”, si legge nel rapporto. “Inquadrare l’obesità come un problema di insufficiente forza di volontà o disciplina impedisce ai soldati di cercare e ricevere cure, rende i comandanti e gli operatori sanitari meno inclini a intervenire e peggiora i risultati sanitari in tutti i servizi”.
Il messaggio principale del documento, resta quello di spingere il Dipartimento della Difesa a impegnarsi di più nell’aiutare coloro che lottano con il loro peso, sia che si tratti di far scendere le lancette della bilancia, che di un orientamento per migliorare un’alimentazione disordinata.