Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di prevenzione e magistrata del tribunale di Palermo, ha ricevuto la notifica di arresto da parte della Finanza del Nucleo di polizia del capoluogo siciliano dopo che la Corte di Cassazione di Caltanissetta ne ha confermato la colpevolezza per reati più gravi, di concussione e corruzione, mettendo un punto definitivo a un processo durato otto anni.
Da venti giorni Saguto era ricoverata in una clinica a Palermo per problemi di salute, ma questo non ha fermato l’arresto, secondo i suoi legali. Quindi è stata prelevata dalla Finanza e portata al carcere Pagliarelli, dove si trova insieme al marito Lorenzo Caramma, anche lui condannato. La Corte d’appello le aveva dato otto anni e dieci mesi, ma la Corte Suprema ha annullato senza rinvio il verdetto e ha disposto un nuovo processo di secondo grado. Poi ha confermato le pene inflitte, con condanna a sette anni e dieci mesi in via definitiva, e ne ha ordinato l’arresto.
Sotto inchiesta dal 2015, ma mai sottoposta a misure cautelari restrittive, Saguto si occupava, insieme ad altri numerosi professionisti – anche loro indagati -, di gestire e amministrare i beni sequestrati e confiscati alle associazioni mafiose. Appena le accuse sono venute a galla, la magistrata palermitana è stata radiata. È passata dall’essere un esempio nella lotta a Cosa Nostra a presunta collettrice di mazzette: è stata accusata di corruzione, falso, peculato e tentata concussione e di aver fatto favoritismi nell’assegnazione degli incarichi.