Rimarrà aperta l’unica biblioteca esistente nella contea di Columbia, nello Stato di Washington, che rischiava di chiudere a causa di una controversia legale. Gli abitanti della cittadina di Dayton, dove si trova la struttura, avevano messo in discussione la decisione di esporre nella sezione per bambini e giovani libri su tematiche di genere, sessualità e razza.
Il Tribunale, nei giorni scorsi, ha impedito che l’iniziativa portata avanti da oltre un anno da Jessica Ruffcorn e supportata da Silent Majority Foundation, un gruppo conservatore, facesse chiudere la biblioteca, poiché oltre a essere un luogo di cultura per la comunità, “è anche un centro di aggregazione”.
Inizialmente le lamentele erano partite da un libro in particolare, intitolato What’s the T?: The Guide to all Things Trans and/or Nonbinary, ma la lista dei testi “non idonei” si è allungata a oltre un centinaio. Il direttore precedente, che ha vissuto l’inizio della controversia ma si è dimesso nei primi giorni del 2023, si era appellato al Primo Emendamento, lasciando intendere che ogni singola famiglia ha il diritto di scegliere cosa è opportuno leggere, senza spostare né rimuovere alcun libro. Anche perché, secondo la Washington Libraries Association, come Dayton Library li aveva esposti così anche la maggior parte delle biblioteche in tutto il resto del Paese.
Il nuovo direttore, invece, cercando di sedare la polemica, aveva deciso di trasferire la saggistica indirizzata ai giovani nella sezione consultata dagli adulti andando a creare un nuovo reparto di libri dedicati ai genitori. Ma anche questa soluzione non si era rivelata soddisfacente tanto che il comitato promotore della protesta aveva indetto una petizione per chiudere il Columbia County Rural Library District, raccogliendo un numero sufficienti di firme, seppure estorte con inganno. Era stato fatto credere che sarebbero servite per spostare i libri nella biblioteca, non per la sua chiusura.

Il commissario della Corte Superiore della Contea di Columbia Julie Karl, pronunciandosi a favore dei sostenitori della Dayton Library, ha sentenziato: “La petizione non può essere ritenuta formalmente valida per potenziali atti criminali, ma soprattutto la città non può perdere una risorsa tanto preziosa”, mettendo definitivamente fine alla disputa, in un’aula gremita di gente.
Jessica Ruffcorn, in una dichiarazione via mail, ha invece fatto sapere che per lei la battaglia continuerà, in modo che i bambini della comunità possano essere protetti.
Se l’iniziativa fosse stata approvata, tutti i volumi e i materiali sarebbero stati trasferiti nella biblioteca statale vicino a Olympia.
Quella del ritiro dei libri “proibiti”, ovvero di quei testi ritenuti troppo espliciti sui temi di sessualità e discriminazioni razziali, è un fenomeno sempre più in aumento, soprattutto in luoghi a maggioranza Repubblicana.
Secondo una ricerca eseguita dal New York Times, molte delle opere contestate farebbero parte di liste condivise sui social che alcuni gruppi di genitori od organizzazioni come “No Left Turn in Education” ritengono siano utilizzate per diffondere contenuti pornografici, ideologie estremiste e razziste tra gli studenti. Nonostante le numerose denunce che già in passato sono state registrate in Missouri, Wyoming e Virginia, i tribunali non hanno mai ritenuto che le biblioteche dovessero rimuovere dai loro scaffali le pubblicazioni oggetto delle contestazioni. Tuttavia diversi bibliotecari, insegnanti ed educatori non volendosi trovare coinvolti in vicende giudiziarie, che li vedano imputati nella scelta di materiale non “conforme”, hanno ammesso che si starebbero autocensurando.
Discussion about this post