“Vi risparmio il funerale”. Così aveva lasciato scritto Adamo Guerra, ritrovato in Grecia nei giorni scorsi dalla trasmissione “Chi l’ha visto”, dieci anni dopo la sua scomparsa.
Il Cinquantaseienne che risiedeva a Imola, nelle tre lettere reperite nel luglio 2013 sul suo tavolo di cucina, indirizzate rispettivamente ai genitori, alla ex moglie e a un collega, aveva fatto capire che si sarebbe tolto la vita per presunti debiti “pericolosi”.
Dopo che la sua auto era stata ritrovata al porto di Ancona, con all’interno i documenti e il telefono, le autorità avevano individuato il suo nome nella lista passeggeri degli imbarcati per Patrasso. Si era fatta così sempre più consistente l’ipotesi che potesse essersi buttato dal traghetto, cercando di evitare gli usurai che esigevano di essere pagati.
Il tempo trascorre ma il corpo non viene ripescato e la ex moglie Raffaella Borghi, che si trova da sola a gestire con le figlie il trauma di una morte mai accertata, nel 2015 assieme alla Procura conviene l’archiviazione dell’indagine per “presunto suicidio”.
Si arriva ai giorni nostri, quando la donna, che da Guerra era già separata, decide di inoltrare richiesta di divorzio. Supportata dal suo avvocato che avvia ulteriori indagini, scopre che un omonimo nel 2022 aveva richiesto e ottenuto l’iscrizione nelle liste dell’Aire – Associazione degli Italiani Residenti all’estero.
Scattano nuovi accertamenti ed è proprio la trasmissione “Chi l’ha visto” a rintracciare l’uomo, che in un inutile quanto disperato tentativo cerca di nascondersi ancora. All’inviato del programma che lo incalza di domande, riuscirà solo a farfugliare “Facciamo che non mi avete mai trovato e finisce qui”.
Alla ex moglie che assiste impietrita in studio alla messa in onda del video, non resta che replicare “Non è un umano. Non è un uomo. Non è un padre”. La vicenda che per molti aspetti richiama quella Pirandelliana del Fu Mattia Pascal, avrà a questo punto risvolti ben più severi di un semplice divorzio.
L’improvvisa resurrezione può costare cara a Guerra, con l’aprirsi di contenziosi penali, civili e amministrativi. Potranno essergli contestate le violazioni degli articoli 570 e 570bis del codice penale, relativi agli obblighi familiari e di assistenza, punibili entrambi con una pena massima sino a un anno e mezzo di reclusione e una sanzione pecuniaria di mille euro.
All’indomani del suo ritrovamento, la gente che lo conosceva ha iniziato a mormorare “si sapeva”, non appare sorpresa neppure la madre, che imbarazzata dal citofono di casa fa sapere “sono contenta che sia vivo, parlate con la moglie, ha fatto tutto lei”.
Una storia “che ha fatto molto scalpore, perché più unica che rara” così la definisce Enrico Al Mureden, Professore ordinario di Diritto civile all’Università di Bologna.
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