Un approccio decisamente poco… ortodosso. È quello che, secondo l’FBI, avrebbero compiuto i servizi segreti russi cercando di reclutare nuove spie in diverse chiese cristiane sparse negli Stati Uniti.
In un articolo pubblicato sulla rivista Foreign Affairs lo scorso 14 settembre, si legge come la polizia federale USA avrebbe allertato le parrocchie cristiane ortodosse e greco-ortodosse sui potenziali tentativi di agenti russi di utilizzare i luoghi di culto per il reclutamento.
Gli autori dello scoop, Andrei Soldatov e Irina Borogan, sostengono di aver esaminato i documenti dell’FBI che “identificano ed evidenziano le attività di un membro anziano del dipartimento per le relazioni estere della Chiesa ortodossa russa che l’FBI sospetta di avere legami con l’intelligence di Mosca”.
L’uomo, secondo l’FBI, avrebbe fatto ingresso in territorio statunitense nel 2021. Durante una perquisizione, gli agenti della U.S. Customs and Border Protection avrebbero trovato documenti dell’agenzia di intelligence militare e dei servizi segreti esteri russi.
Secondo Foreign Affairs, la presunta spia russa trasportava anche “file riguardanti il processo di reclutamento di fonti/agenti” e dossier sui dipendenti della chiesa, tra cui informazioni riservate su di loro e sui loro familiari – informazioni che, secondo l’FBI, potrebbero essere usate per ricattare i fedeli a partecipare a operazioni di spionaggio”.
Quella ortodossa è di gran lungo la religione predominante in Russia e nel resto della regione post-sovietica. Il patriarca di Mosca, Kirill, ha inoltre più volte sostenuto pubblicamente l’invasione dell’Ucraina ed è notoriamente in ottimi rapporti con il presidente Vladimir Putin.
“L’avvertimento dell’FBI suggerisce che la Chiesa potrebbe essere ancora più strettamente legata al regime di Putin di quanto molti osservatori ritengano, con implicazioni potenzialmente significative per l’influenza del Cremlino all’estero”, si legge nel lungo articolo.