Questa mattina Hunter Biden, il figlio del presidente, ha citato in giudizio l’Internal Revenue Service, l’ufficio dele tasse, sostenendo che i suoi diritti alla privacy sono stati violati quando gli agenti hanno mostrato, discusso ed espresso giudizi davanti una Commissione della Camera e ai media divulgando informazioni sulle sue tasse e sui suoi rapporti d’affari.
Nell’atto di citazione di 27 pagine, gli avvocati di Hunter Biden si sono concentrati su una coppia di agenti dell’IRS, Gary Shapley e Joseph Ziegler, i quali hanno sostenuto nelle loro testimonianze che i funzionari del Dipartimento di Giustizia hanno volutamente rallentato e ostacolato le indagini che l’ufficio delle tasse stava conducendo. Accuse queste negate da parte degli inquirenti federali.
Gli avvocati di Hunter Biden hanno sostenuto che testimoniando pubblicamente alla Commissione della Camera e rivelando poi in numerose interviste lo stato delle indagini sulle tasse di Hunter Biden i due agenti hanno divulgato informazioni che la legge federale ritiene debbano essere tenute segrete. “Gli agenti lo hanno preso di mira e cercato di metterlo in imbarazzo” scrivono gli avvocati facendo notare che la protezione federale sugli informatori non include la pubblica condivisione di informazioni riservate.
Notando che Hunter Biden è il figlio del presidente, gli avvocati hanno scritto: “Mr. Biden non ha meno diritti di qualsiasi altro cittadino americano, e nessuna agenzia governativa o agente governativo ha carta bianca per violare i suoi diritti. Ciò che gli informatori hanno riferito agli inquirenti è confidenziale e spetta agli inquirenti stabilire, e provare, se ci siano state violazioni di legge”.
La causa è stata intentata meno di una settimana dopo che Hunter Biden è stato incriminato dalla corte federale del Delaware con l’accusa di aver acquistato una pistola nel 2018 senza aver affermato di essere tossicodipendente nel modulo d’acquisto. Giorni prima dell’incriminazione lo speaker della Camera Kevin McCarthy aveva annunciato l’avvio di un’indagine formale di impeachment sul presidente Biden incentrata sui rapporti finanziari di suo figlio.
L’avocato di Hunter Biden, Abbe Lowell, ha fatto notare che la legge che protegge chi fornisce informazioni confidenziali ha regole di discrezione che impongono l’esame dell’accuratezza delle informazioni fornite e del rispetto della privacy.
“Questa causa riguarda la decisione dei dipendenti dell’IRS, dei loro rappresentanti e di altri di ignorare i propri obblighi di riservatezza delle informazioni e di rivelare e diffondere ripetutamente e intenzionalmente pubblicamente particolari sulla dichiarazione dei redditi di Hunter Biden senza il suo permesso o un ordine della magistratura.”
I due agenti dell’IRS, Greg Shapley e Joe Ziegler, nella loro testimonianza avevano affermato che erano stati ostacolati nelle loro indagini dagli agenti federali, aggiungendo che il magistrato inquirente che supervisionava le indagini, il procuratore del Delaware David Weiss, non aveva l’autorità per allargare le indagini in altri stati. Wiess, originariamente nominato dall’ex presidente Donald Trump, ha continuato a supervisionare l’inchiesta su Hunter Biden, negando queste affermazioni. Anche il ministro della Giustizia Merrick Garland ha affermato che Weiss ha sempre avuto la “completa autorità e autonomia” su questa vicenda, concedendogli poi lo status di “consulente speciale” il mese scorso, in modo che possa allargare le indagini senza dove chiedere il permesso agli inquirenti federali nelle zone di indagine.
Il team legale del figlio del presidente aveva raggiunto un accordo preliminare con il Dipartimento di Giustizia che prevedeva che Hunter Biden si dichiarasse colpevole di reati fiscali minori per non aver pagato in tempo le tasse del 2017 e del 2018, nonché per aver mentito circa sua dipendenza dalle droghe per acquistare la pistola. In cambio, avrebbe avuto la garanzia di non finire in carcere.
In aula, tuttavia, l’accordo tra gli avvocati di Hunter Biden e i pubblici ministeri è saltato dopo che il giudice del Delaware Maryellen Noreika aveva avanzato dubbi sulla legittimità del provvedimento dopo che i repubblicani alla Camera le avevano scritto criticando l’accordo.