Salta un accordo e immediatamente se ne fa un altro, ma alla fine salta anche questo.
Quando si parla di Hunter Biden tutto è sempre tortuoso, ingarbugliato un po’ come la sua vita.
Il team legale del figlio del presidente è arrivato in aula questa mattina, davanti alla giudice Maryellen Noreika, nominata da Donald Trump, in un tribunale a Wilmington, in Delaware, forte dell’accordo preliminare raggiunto con il Dipartimento di Giustizia che prevedeva che Hunter Biden si dichiarasse colpevole di reati fiscali minori per non aver pagato in tempo le tasse del 2017 e del 2018, nonché per aver mentito circa sua dipendenza dalle droghe per acquistare una pistola. In cambio, avrebbe avuto la garanzia di non finire in carcere.
In aula, tuttavia, l’accordo tra gli avvocati difensori di Hunter Biden e i pubblici ministeri è saltato, e le trattative sono ripartite. Alla fine il figlio del presidente era propenso a confermare l’ammissione di colpevolezza dei reati fiscali per il 2017 e il 2018, ma gli avvocati federali non hanno concesso l’immunità per la sua condotta fiscale per ciò che riguarda i tre anni precedenti. A questo punto le trattative si sono interrotte e dopo tre ore di udienza sono state aggiornate senza nessuna decisione.
Normalmente quando un imputato riconosce la sua colpevolezza il reato al centro delle indagini viene “legato” a tutte le altre infrazioni del codice commesse in seguito a questa violazione. I pubblici ministeri non hanno voluto accettare questo accordo, facendo capire che ci sarebbe un’altra inchiesta aperta nei confronti di Hunter Biden.
Il figlio del presidente ha pagato con le penali le tasse non dichiarate. Il giudice, però, ha espresso preoccupazione anche per una disposizione nell’accordo che consentiva a Biden di non essere perseguito per l’accusa relativa all’acquisto della pistola, una Colt Cobra 38SPL.
Ieri sera con una mossa insolita, il congressman Jason Smith, presidente della Commissione della Camera Ways and Means Committee ha inviato al magistrato Maryellen Noreika una lettera, chiedendo al giudice di prendere in considerazione le recenti dichiarazioni rese dai due funzionari dell’IRS che hanno lavorato al caso e che hanno testimoniato davanti alla Commissione il 19 luglio in merito all’indagine fiscale su Hunter Biden. Joseph Ziegler, l’agente principale dell’agenzia delle tasse che si è occupato delle indagini, si è descritto come un democratico e ha affermato di aver raccomandato ai pubblici ministeri di accusare Hunter Biden di molteplici crimini e reati nel 2021. Ziegler ha affermato di ritenere che le prove da lui raccolte dimostrano che Hunter Biden aveva effettuato detrazioni fiscali per una serie di spese personali, tra cui le tasse universitarie dei suoi figli, le bollette dell’hotel e i pagamenti alle escort, ma che sono stati ostacolati nei loro tentativi per indagare ulteriormente su questa vicenda.
L’avvocato di Hunter Biden, Christopher Clark, ha detto al magistrato di ignorare il la lettera di Smith, il quale non aveva diritto di intervenire e inoltre ha diffuso informazioni personali del suo assistito che non erano negli atti processuali.
La Casa Bianca e il Dipartimento di Giustizia hanno negato qualsiasi interferenza politica nell’indagine.
“Il presidente Biden ha chiarito che la questione sarebbe stata gestita in modo indipendente dal Dipartimento di Giustizia, sotto la guida di un procuratore federale David Weiss nominato dall’ex presidente Trump, libero da qualsiasi interferenza politica da parte della Casa Bianca”, ha affermato la portavoce del presidente.
Weiss ha anche respinto le affermazioni repubblicane che la sua indagine è stata ostacolata, affermando in una lettera il mese scorso che aveva l’autorità suprema su queste questioni e che “non gli è mai stata negata l’autorità di intentare accuse in nessuna giurisdizione”.
Lunedì, il Dipartimento di Giustizia ha inviato una lettera ai legislatori affermando che Weiss sarà in grado di testimoniare davanti al Congresso per rispondere alle loro domande.
L’indagine si è svolta quando Hunter Biden è diventato oggetto di ripetuti attacchi politici da parte degli alleati di Donald Trump, incluso il ritrovamento del suo computer portatile.
L’inchiesta sul figlio del presidente è stata avviata nel 2018 per i suoi legami con uomini d’affari in Cina ed Ucraina. Le indagini vennero avviate da William Barr, il ministro della Giustizia di Donald Trump, un anno prima che Biden lanciasse la corsa per la Casa Bianca e furono affidate allo US Attorney del Delaware David Weiss. Le indagini non portarono a nulla e l’inchiesta non ebbe seguito. L’inchiesta è stata riaperta dopo che i repubblicani hanno conquistato la maggioranza alla Camera e usando le Commissioni Giustizia e Ways and Means, hanno lanciato l’offensiva contro il figlio del presidente, accusando la Casa Bianca di essere intervenuta per fare pressioni sul ministro della Giustizia per ostacolare le indagini.
Nella sua biografia “Beautiful Things” il figlio del presidente confessa la sua lunga dipendenza da alcol e droghe, il suo conflitto interiore, le sue paure, la sua fragilità e fa anche alcune considerazioni sull’ex presidente, “Trump credeva di potere distruggere me per colpire mio padre”.
Nella sua carriera di consulente e lobbista il figlio di Biden ha inanellato una serie di rapporti d’affari con soggetti controversi, a cominciare dalla società energetica ucraina Burisma, il cui fondatore è stato accusato di corruzione, le cui vicende erano al centro del Kievgate. Ha anche lavorato per Gabriel Popoviciu, uomo d’affari rumeno accusato di corruzione.
In Cina poi ha fatto affari con il magnate del petrolio Ye Jianming ed il suo socio Patrick Ho che nel 2018 è stato condannato Southern District di New York per aver cercato di pagare tangenti ai funzionari governativi in Ciad ed in Uganda. Lo stesso tribunale, sempre nel 2018, ha condannato un altro ex partner di Hunter Biden, Devon Archer, per accuse, non collegate, di frode.
Nell’ambito di questa inchiesta, sono emersi dei documenti bancari che provano pagamenti arrivati dall’estero al figlio del presidente eletto che non erano stati dichiarati nelle tasse.