Uniti, ma non troppo. I leader del G20 riuniti a New Delhi per il vertice annuale sono riusciti a concordare una dichiarazione congiunta che contiene opinioni condivise sul cambiamento climatico e sullo sviluppo economico, ma ha mostrato divergenze evitando una condanna esplicita dell’invasione russa in Ucraina.
Il G20 denuncia “l’uso della forza” in Ucraina per conquiste “territoriali”: c’è scritto nelle 40 pagine della dichiarazione finale che però non menziona l’aggressione di Mosca, ma difende l’accordo sul grano raggiunto lo scorso anno e che ora Mosca minaccia di voler abbandonare.
I diplomatici hanno lavorato furiosamente per redigere questa dichiarazione finale usando un linguaggio amorfo per descrivere la guerra in Ucraina. Un linguaggio di compromesso che è stato un po’ un tiro mancino per il primo ministro indiano Narendra Modi, che ha ospitato il vertice, che della condanna a Mosca non ne vuol sentir parlare e che continua ad acquistare il petrolio russo. Il linguaggio della risoluzione sull’invasione del’Ucraina adotta una posizione molto più morbida di quella presa dagli Stati Uniti e dai Paesi della Nato. Non è stata una grande vittoria per la Casa Bianca, ma neanche una sconfitta: i leader dei Paesi della Nato sono stati monolitici con la posizione della Casa Bianca mentre i “distinguo” pro Mosca sono stati tiepidi, quasi di circostanza, evidenziando l’isolamento in cui la Russia è finita. Tanto che la dichiarazione finale ha guadagnato il plauso della delegazione americana.
Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha definito la dichiarazione una “pietra miliare significativa per la presidenza indiana e un voto di fiducia che il G20 possa riunirsi per affrontare una serie di questioni urgenti. La dichiarazione del G20 comprende una serie di paragrafi consequenziali sulla guerra in Ucraina. E dal nostro punto di vista, difende il principio secondo cui gli stati non possono usare la forza per cercare di acquisire territori”, ha detto Sullivan. Tuttavia, il linguaggio è diverso da quello della dichiarazione del G20 dello scorso anno, in cui si affermava che “la maggior parte dei membri condannava fermamente la guerra in Ucraina”.
That's a wrap on day one of my visit to New Delhi for the G20. pic.twitter.com/W1dmsgFM9u
— President Biden (@POTUS) September 8, 2023
L’assenza al vertice dei due dei principali rivali globali di Biden – il leader cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin – ha permesso a Biden un maggiore spazio di manovra per presentare le tesi americane al vertice. E, ovviamente, non si è parlato solo di Ucraina, ma anche di energie rinnovabili e di clima. Biden ha annunciato nuovi piani con paesi partner in Europa, Medio Oriente e Asia per costruire un nuovo importante corridoio di transito che colleghi le regioni, una sfida agli sforzi di Pechino per espandere il commercio globale. E ha svelato nuove riforme e investimenti nella Banca Mondiale, che secondo la Casa Bianca potrebbero sbloccare centinaia di miliardi di dollari in sovvenzioni e prestiti per il mondo in via di sviluppo – fornendo un’alternativa alle ambizioni economiche della Cina in quelle regioni.
I piani per un nuovo corridoio marittimo che collega l’India con il Medio Oriente e l’Europa potrebbero potenzialmente trasformare il commercio globale e sfidare direttamente la tentacolare iniziativa cinese di sviluppo all’estero, nota come Belt and Road, che ogni anno investe miliardi di dollari in progetti infrastrutturali. Biden insieme ai leader di India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Unione Europea hanno firmato sabato un memorandum d’intesa che definisce il nuovo progetto.
I leader del G20 spingono sul fronte della transizione energetica e il cambiamento climatico e si impegnano a sostenere gli sforzi per triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030. Ma a sorpresa non menzionano l’eliminazione dei combustibili fossili. A dispetto dei molteplici segnali negativi sulla crisi climatica, i leader hanno affermato di riconoscere l’importanza di “accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia a carbone”, senza però impegni specifici o date di attuazione.

Il G20 richiede la “piena, tempestiva ed efficace attuazione” dell’accordo sul grano, “efficace per garantire consegne immediate e senza ostacoli di grano, prodotti alimentari e fertilizzanti e input agricoli provenienti dalla Federazione Russa e dall’Ucraina. Questo è necessario per soddisfare la domanda nei Paesi in via di sviluppo e meno sviluppati, in particolare quelli africani”, si legge nella dichiarazione. “Enfatizzando l’importanza di sostenere la sicurezza alimentare ed energetica, noi abbiamo chiesto la cessazione della distruzione militare o di altri attacchi a infrastrutture rilevanti.
Le delegazioni occidentali hanno applaudito l’accordo, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo ha definito un “successo della diplomazia indiana”. Ha detto ai giornalisti che è significativo che alla fine la Russia abbia “rinunciato alla resistenza” e abbia firmato l’accordo che menzionava la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak ha affermato che la dichiarazione congiunta contiene “un linguaggio molto forte” sulla guerra in Ucraina, che ha definito “illegale”. Secondo il capo del governo di Londra, la Russia è stata “completamente isolata” al vertice. “Quello del comunicato è un linguaggio forte, che evidenzia l’impatto della guerra sui prezzi e sulla sicurezza alimentare”, ha detto Sunak. La dichiarazione invita la Russia a “rientrare nell’iniziativa sui cereali del Mar Nero” per consentire le esportazioni di cereali ucraini che “aiuteranno a nutrire milioni di persone più vulnerabili”, ha aggiunto il premier britannico. Il comunicato riconosce anche i principi della Carta delle Nazioni Unite relativi al rispetto dell’integrità territoriale, ha affermato Sunak, che lo ha descritto come un “risultato buono e forte”.
Complice il padrone di casa, il leader Narendra Modi, c’è stata anche una stretta di mano tra Biden e il principe saudita Mohammed bin Salman. Il capo della Casa Bianca nel corso della sua ultima visita a Gedda non aveva stretto la mano a bin Salman dopo averlo attaccato duramente durante la campagna del 2020 per l’uccisione del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi.