Corruzione e malagiustizia al cuore del caso di Alex Murdaugh, un tempo celebre avvocato in South Carolina, rampollo di una dinastia di giuristi; lo scorso marzo, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di sua moglie Maggie e di un figlio, Paul, uccisi a colpi d’arma da fuoco. Ora i suoi avvocati accusano la cancelliera del tribunale di Colleton County, Rebecca “Becky” Hill, di aver influenzato i giurati, e chiedono quindi un nuovo processo.
In effetti Becky Hill aveva già fatto scalpore in luglio quando aveva pubblicato un libro sulle sue memorie del processo (si intitola Behind the Doors of Justice: The Murdaugh Murders, reperibile anche online), non proprio un’azione usuale per una clerk, l’impiegata di una corte di giustizia. Che cercasse pubblicità qualcuno lo aveva pensato, vedendola con il suo cane bene in vista delle telecamere in diretta il giorno del verdetto.
Ma il suo interesse sarebbe tracimato nell’illegalità. Hill avrebbe parlato coi giurati, dicendo ad alcuni di loro di non “farsi ingannare” dalla lunga, emozionata testimonianza di Murdaugh (che si proclama innocente e in tribunale è stato interrogato per due giorni); avrebbe avuto conversazioni private con il primo giurato, fra cui una in un gabinetto del tribunale. Avrebbe anche detto a sei dei giurati, tutti fumatori, che non avrebbero potuto accendersi una sigaretta finché non avessero raggiunto un verdetto. Alla giuria sono bastate tre ore, dopo sei settimane di processo; il giorno dopo il giudice ha emesso la sentenza di ergastolo.
Gli avvocati di Murdaugh ora hanno presentato in procura un cospicuo faldone – corredato di dichiarazioni di vari giurati – e le accuse sono in corso di valutazione, ha fatto sapere il procuratore generale della South Carolina Alan Wilson. La squadra legale chiede che intervenga l’FBI per verificare se Hill abbia violato il diritto costituzionale dell’imputato a un giusto processo, con giuria imparziale. “Un cancelliere deve accertarsi che ai giurati arrivino i pasti; non deve parlare con loro” ha detto in conferenza stampa uno degli avvocati, Dick Harpootlian.

Lo pensa anche Bruce A. Green, professore di giurisprudenza alla Fordham University, interpellato dal New York Times: neanche i giurati dovrebbero parlare del caso fra loro prima di ritirarsi, tantomeno parlarne con altri. “Se è accaduto davvero è molto inappropriato”, osserva – e del resto aggiunge di non aver mai sentito di un libro pubblicato da un cancelliere su un processo in cui era coinvolto. Un clerk of court, cancelliere di tribunale (da non confondere con i clerk che assistono i giudici e che sono dei giuristi) viene eletto alla carica ed è responsabile delle questioni amministrative del tribunale di contea, inclusa la logistica della giuria (spostamenti, pasti, calendari). Becky Hill era stata eletta nel 2020 e l’incarico scade il prossimo anno.
Sembra una storia da legal drama su Netflix, con abili sceneggiatori e colpi di scena – e tanto più se si considera l’imputato. Alex Murdough si occupava di lesioni personali – e nel corso degli anni avrebbe rubato milioni di dollari di risarcimenti dovuti ai suoi clienti. Quando è finito sotto processo per omicidio, giornalisti e podcaster si sono precipitati in South Carolina a coprire una tragedia di proporzioni shakespeariane che includeva un figlicidio e un protagonista apparentemente amorale, avvocato potente che in un angolo del Sud, dominato per un secolo dalla sua famiglia di ricchi bianchi, per anni aveva agito nell’impunità.
Ma la vicenda di Becky Hill rischia di mandare a carte quarantotto anche il giudizio di primo grado. Del resto, sarebbero stati alcuni giurati a sollevare qualche dubbio leggendo il suo libro – scritto in collaborazione con un co-autore, Neil Gordon. Alcuni brani sono citati nella denuncia degli avvocati di Murdaugh, a riprova del comportamento illecito della cancelliera e del suo desiderio di spingere la giuria verso un verdetto di colpevolezza. Per esempio: mentre accompagnava i giurati a visitare la scena del crimine, si legge, lei, i 12 della giuria e i poliziotti presenti “avemmo un’illuminazione e ci parlammo con gli occhi. In quel momento molti di noi capirono la verità. Io sapevo, come lo sapevano loro, che Alex era colpevole”.