La nuova frontiera della lotta all’aborto in Texas e in altri Stati conservatori è impedire alle donne che cercano un’interruzione di gravidanza di lasciare lo Stato. È una politica che anche fra gli elettori repubblicani suscita qualche perplessità – dopo tutto è una violazione della libertà personale di movimento – ma questo non ferma le associazioni pro-vita.
Un lungo reportage del Washington Post parte da Llano, cittadina di 3400 abitanti che a fine agosto si è riunita per decidere se diventare la terza in Taxas a “combattere gli omicidi” votando un’ordinanza per rendere illegale il trasporto sulle strade locali di una donna che vuole abortire; secondo l’ordinanza, a denunciare i sospetti deve essere un cittadino qualunque.
È passato più di un anno dalla sentenza con cui la Corte Suprema, grazie ai giudici conservatori nominati da Donald Trump, ha abbattuto la sentenza Roe vs Wade che dal 1972 tutelava a livello federale la libertà di scelta delle donne. Adesso, ogni Stato dell’Unione fa per sé; l’aborto è ancora garantito in 21 Stati, a volte con leggi ad hoc per facilitare l’accesso anche da chi viene da fuori; fra questi California, New York, Oregon, Washington; ma in Florida, per esempio, è consentito solo nelle prime sei settimane. In 26 è già proibito o si preparano leggi per proibirlo, con pene per la donna e chi pratica o favorisce l’interruzione.
Molti conservatori di questi Stati non vogliono che le residenti aggirino i divieti. Se si digita “abortion in Texas” su Google, per esempio, la prima cosa che emerge è un avviso dell’associazione Planned Parenthood: “In base alle leggi attuali del Texas l’aborto è proibito. Non possiamo fornirvi un aborto in Texas ma siamo qui per aiutare a mettere in contatto le persone per cui è importante. Possiamo mettervi in contatto con chi fornisce un aborto fuori dallo Stato e con risorse per le spese di viaggio, voli, carburante, pasti, assistenza per i bambini”.

È uno di quei terreni su cui l’America si spacca. L’ordinanza sul “traffico di aborti”, come lo chiamano le associazioni pro vita, riguarda ogni supporto alla donna che vuole cambiare Stato. È già in vigore in altre due cittadine di confine in Texas, ma nessuno fin qui è stato denunciato. “Lo scopo di provvedimenti di questo tipo non è applicarli sul serio”, dice Neesha Davé, direttrice esecutiva dell’associazione abortista texana Lilith Fund. “L’obiettivo è instillare paura e confusione”.
Potrebbero essere provvedimenti anticostituzionali, perché appunto bloccano la libertà di movimento di un cittadino. Ma, secondo la docente di giurisprudenza dell’University of California Mary Ziegler, è difficile portarli in tribunale: siccome a denunciare il reato deve essere un altro cittadino, il ricorrente non ha un funzionario o un’istituzione pubblica da sfidare in giustizia.
Fanno campagna per l’ordinanza associazioni come la Right to Life of East Texas diretta da Mark Lee Dickson, carte geografiche alla mano. Dickson era andato a Llano una ventina di giorni prima del voto del Consiglio comunale. La cittadina, sebbene non sia sul confine, è un punto strategico perché è all’incrocio di tre autostrade. È anche un luogo di ritrovo per la caccia al cervo, e l’80% della cittadinanza aveva votato Donald Trump (e intende votarlo di nuovo se potrà). Recentemente è finita sui giornali perché la biblioteca pubblica ha eliminato dagli scaffali una serie di titoli che trattavano questioni di sesso, razza e temi LGBTQ+.

Eppure, alla fine Llano ha rinviato il voto e tutta la vicenda: a fare opposizione, fra lo stupore e la contrarietà dei cittadini, è stata la consigliera Laura Almond, poi supportata dall’altra donna del Consiglio, Kara Gilliland. Entrambe ferventi cristiane anti abortiste.
Ma, “qui parliamo di persone” ha detto Almond al Washington Post. “Se si parla di ‘traffico di aborti’ viene in mente il traffico degli schiavi. Come se queste donne fossero obbligate ad abortire”. Ai concittadini ha detto, “Arrabbiatevi se volete, ma io devo dormire con la coscienza pulita”. E Gilliland ha aggiunto, “Io personalmente sono contro l’aborto, ma non posso stare qui e votare sapendo che ci ci sono altri 3400 cittadini che non la pensano tutti come me”.
Una pillola troppo difficile da mandar giù – per ora. Ma Mark Lee Dickson aspetta: Odessa, città nell’ovest del Texas, anni fa bloccò una misura che l’avrebbe resa ‘città santuario’ contro l’aborto. Ma i membri del Consiglio comunale contrari non sono stati rieletti. In dicembre, Odessa ha approvato la sua ordinanza contro il “traffico di aborti”. Dickson si è subito spostato a Mason, 40 minuti più in là di Llano, per continuare la sua campagna. Un posto dove una pizzeria in piazza funziona anche come negozio di armi. A Mason il provvedimento è all’ordine del giorno del prossimo Consiglio.