Un nuovo studio giunge a segnalare alcuni problemi dell’uso di cannabis proprio mentre negli Stati Uniti si pensa a rimuoverla a livello federale dall’elenco delle droghe più pericolose come eroina e LSD. Lo studio è della Mailman School of Public Health della Columbia University e rivela che i consumatori di cannabis hanno livelli più alti di piombo e altri metalli pesanti nel sangue e nelle urine.
I ricercatori hanno seguito oltre 7.200 partecipanti (fumatori di tabacco o di cannabis o entrambi o nessuno dei due). La pianta di cannabis, dice l’autrice Katlyn McGrow, è notoriamente in grado di assorbire metalli, e i risultati dello studio indicano che la marijuana è fonte di esposizione al piombo e al cadmio e a un’altra decina di metalli pesanti. Si tratta di sostanze per cui non c’è una soglia di sicurezza secondo l’Organizzazione mondiale per la sanità. Il piombo è un veleno che può portare a problemi intellettivi e comportamentali e persino alla morte: il cadmio è sostanza cancerogena con effetti sui reni, sullo scheletro e sul sistema respiratorio. Lo studio è stato pubblicato sull’Environmental Health Perspectives journal.
Negli Stati Uniti la cannabis è totalmente legale in 24 Stati – fra cui California, New York, New Jersey, Massachusetts, Delaware, D.C.; totalmente illegale in 4 (Idaho, Wyoming, Kansas e South Carolina) e negli altri la situazione varia – consumarla non è reato ma illecito amministrativo, oppure è consentita a scopi terapeutici, o solo con basso contenuto del THC, il principio attivo, la cosiddetta ‘cannabis light’.
Tuttavia, il Dipartimento federale per la salute e i servizi umani (Department of Health and Human Services) proprio questa settimana ha raccomandato che sia tolta dall’elenco delle droghe pesanti e inserita nell’elenco dei farmaci ad uso terapeutico. La decisione finale sarà presa dalla Drug Enforcement Administration e potrebbe arrivare solo fra qualche mese. Non significa che la cannabis diventerebbe legale a livello federale, ma potrebbe aiutare i produttori negli Stati a legislazione ‘mista’ e aumentare le ricerche sugli effetti benefici della sostanza.
Bilanciare, dunque, pro e contro: è noto che la cannabis ha effetti rilassanti e analgesici che la rendono preziosa per i malati oncologici e neurologici, ma anche per il disordine post traumatico da stress, e infatti le associazioni dei veterani di guerra chiedono da tempo che sia più facile avervi accesso. Il proibizionismo, parziale o totale, fa proliferare il mercato nero con conseguenti problemi (scarsa purezza del prodotto, costi che lievitano, traffici criminali). Una sostanza legalizzata, sia pur potenzialmente pericolosa, è molto più facile da controllare; come ogni medicina del resto – per non parlare di alcol o tabacco, che portano anche lauti introiti alle casse dello Stato.
Tuttavia, un uso più consapevole della marijuana anche per scopi ricreativi sarebbe utile; negli Stati e nelle città dove è legale, il fumo di cannabis invade (alla stregua del fumo di tabacco ormai fuori moda) anche gli spazi di chi non vorrebbe essere coinvolto.
In Italia la situazione è simile a quella di alcuni Stati americani: in base a una legge del 2016 è legale consumare cannabis ‘light’ (la variante della cannabis sativa con THC inferiore allo 0,2%), e il consumo di marijuana è solo un illecito amministrativo; però chi risulti positivo a un controllo delle forze dell’ordine, può subire il ritiro della patente, del passaporto, di un eventuale porto d’armi, e per chi non è italiano, il permesso di soggiorno turistico. La legge non specifica quale tipo di cannabis possa provocare queste conseguenze; teoricamente quindi non solo chi risulti positivo al consumo di cannabis ‘normale’ ma anche di ‘light’.
In Italia infine la marijuana a scopo terapeutico (con THC fra il 5 e l’8%) può essere prescritta ad alcune categorie di malati, ma sono pochi i medici che abbiano le necessarie nozioni – anche legali – o la voglia di fare ricette, ed è molta la pressione politica per evitare ulteriori aperture.