L’ideologia dell’insurrezione negli Stati Uniti oggi passa anche per gli sceriffi, almeno quelli che ritengono di dover ‘proteggere’ i cittadini dalle decisioni ‘sbagliate’ del governo di Washington.
Ci sono circa tremila sceriffi in tutta la Federazione: è una carica elettiva locale (l’unica forza dell’ordine eletta) e lo sceriffo di una contea – soprattutto nelle zone rurali – ha un potere difficilmente immaginabile in Italia: sul territorio è il tutore dell’ordine numero uno; nomina i vicesceriffi e il personale carcerario, gestisce l’ordine nelle giurisdizioni locali.
Sì, ma quale ordine? Dal 2011, esiste un movimento, dal complesso acronimo CSPOA (Constitutional Sheriffs and Peace Officers Association) i cui membri si dichiarano al di sopra della Costituzione, intenti a “proteggere i loro cittadini dallo strapotere di un governo federale fuori controllo”, rifiutandosi di applicare leggi che considerano ingiuste o incostituzionali. Per esempio: il controllo delle armi – per quanto blando, l’obbligo di portare le mascherine in era Covid, le restrizioni legate alla salute pubblica; non solo, la CSPOA ha anche protestato contro presunte frodi elettorali.
Le inchieste della stampa americana su questa organizzazione sostanzialmente sovversiva dimostrano che eventi come l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 non nascono dal nulla, ma affondano radici nel terreno – di matrice fortemente conservatrice – ribelle alle imposizioni dello Stato, a fronte della libertà individuale.
Secondo lo Howard Center for Investigative Journalism, ci sono almeno 69 sceriffi in tutto il paese che appartengono alla CSPOA: una minoranza, ma sono in centinaia a dirsi d’accordo con le loro idee di base. Magari in buona fede, dice Amy Cooter, direttore della ricerca al Middlebury Institute Center on terrorism, Extremism and Counterterrorism; ma il rifiuto di applicare la legge sconfina in fretta nell’estremismo.
La CSPOA fu fondata dall’ex sceriffo dell’Arizona Richard Mack. Per avere un assaggio concreto delle sue idee, ecco un pezzo del discorso di Dar Leaf, sceriffo di Barry County, nel Michigan, la cui logica è stringente: “Lo sceriffo deve proteggere la gente dal male. Se il governo è il male o sbaglia, lo sceriffo è lì per intervenire”; dopo tutto, è eletto dal popolo.
Sempre secondo l’Howard Center for Investigative Journalism, la CSPOA sta cercando di legittimarsi negli ultimi cinque anni ospitando comizi, discorsi, incontri e addestramenti in almeno 30 Stati: per poliziotti, politici, organizzazioni private. In sei Stati, corsi formali per sceriffi sull’interpretazione della Costituzione per tutori delle forze dell’ordine hanno ottenuto il riconoscimento ufficiale dei crediti per l’educazione continua (in Texas, l’autorizzazione è stata revocata perché i contenuti del corso erano ‘più politici che formativi’).
Ovviamente, non spetta agli sceriffi decidere cosa sia costituzionale e cosa no – ma i corsi costituzionali cercano di sostenere di sì, affidando loro una autorità assoluta (in una brochure dei seminari del gruppo si legge “Lo sceriffo di contea è colui che può dire ai federali: fin qui e non oltre”).
È anche in questo humus culturale che nascono la vittoria di Donald Trump nel 2016, l’insurrezione del gennaio 2021 contro il Campidoglio per contestare la vittoria di Joe Biden, e adesso la campagna elettorale di un Trump che nonostante il proliferare dei processi non perde il favore popolare. Una parte degli Stati Uniti non si fida del ‘governo’, e questo per lunga tradizione, con radici che arrivano fino alla Guerra Civile e prima. Mai però come in questo secolo la polarizzazione era apparsa inconciliabile.