A New York la palestra è sacra. Nelle frenetiche giornate della città, però, non è sempre facile trovare spazio per dedicarsi all’allenamento e mettersi sopra un tapis roulant o sotto i pesi di un bilanciere.
Molti, per ovviare a questo problema, si svegliano all’alba. Con le prime luci del sole scendono dagli appartamenti e si buttano in strada: alle 6 della mattina sono già sudati nel bel mezzo di una serie di squat o panca piana.
Ritmi che alla lunga diventano insostenibili, rendendo stanchi i lavoratori e nervosi i direttori. Per ovviare a questo problema, sono diverse le aziende e le strutture che stanno creando all’interno degli uffici spazi in cui potersi allenare. O viceversa.
Alcune palestre che dispongono di grandi metrature le stanno sfruttando per creare spazi di co-working offrendo scrivanie, schermi e prese di corrente supplementari.
Le scrivanie di uno spazio lavoro condiviso – per le quali i dipendenti di diverse imprese che decidono di condividere gli uffici pagano una media di 300/400 dollari al mese – subiscono così un altro colpo alla loro situazione già precaria. WeWork, una delle società del settore di maggior valore al mondo, ha sollevato dubbi sulla propria sopravvivenza dopo che i dipendenti hanno iniziato ad abbandonare i loro servizi. Al contrario, bar, caffetterie e biblioteche sono spesso invase da impiegati che non vogliono stare a casa da soli.

Chi ha già iniziato ad usare gli spazi offerti dalle palestre ne è molto soddisfatto. Damaris Hollingsworth, fondatrice di uno studio di architettura, ha raccontato al Washington Post di essere partita con una scrivania in uno luogo di co-working della sua palestra Life Time pagando 475 dollari al mese: una cifra e un ambiente che le hanno permesso di lavorare bene e far crescere la sua attività, che da quell’idea di routine lavorativa non si è mai staccata. Oggi Damaris ha in affitto un intero ufficio con diverse scrivanie, per un totale di 4.000 dollari.
Da lì, ogni giorno progetta librerie, caffetterie ed edifici a uso misto insieme ai suoi collaboratori. Ha pensato alcune volte di affittare uffici più tradizionali, ma i costi per allestire uno spazio altrettanto arredato, dotato di tutte le attrezzature audiovisive, con sale conferenze e cucina completa sarebbero stati troppo elevati. Senza contare che sarebbe mancata la palestra.
“A chi decide di lavorare con me – racconta Hollingsworth – posso offrire un vantaggio in più: avere accesso ad attrezzi ginnici straordinari. È una cosa importante”.
Per gli amanti di questa soluzione ci sono anche opzioni di grande lusso. I centri benessere come il Biân di Chicago hanno aggiunto a inizio estate un’area di quasi 1.000 metri quadrati per il co-working. I soci, che pagano una quota annuale di 4.000 dollari più una tassa di iscrizione di 1.000 dollari, possono accedere a due sale conferenze dotate di telecamere Zoom e schermi TV da 75 pollici. Altri servizi includono sedie girevoli con vista sul fiume e codici QR per la consegna di cibo e bevande.
La nuova sede di Chelsea Piers a Brooklyn, che si estende su oltre 5.000 metri quadrati a Prospect Heights, comprende invece una zona di lavoro attrezzata con lunghi tavoli di marmo, un caminetto e cabinette per godere del massimo della privacy.