L’ex capo della polizia di New York Bernie Kerik, uno dei principali alleati di Rudy Giuliani e Donald Trump nei tentativi di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020, ha consegnato al Consigliere Speciale Jack Smith migliaia di documenti sulle indagini condotte in molti Stati per cercare di scovare i brogli elettorali. Indagini concluse tutte senza trovare le irregolarità diffuse che l’ex presidente sosteneva fossero state la causa della sua sconfitta. Ma nelle carte ci sono anche i piani per la scelta dei falsi Grandi Elettori favorevoli a Trump che avrebbero dovuto votare contro Joe Biden e quindi dare la possibilità al vicepresidente Mike Pence, in qualtà di presidente del Senato, di invalidare la certificazione elettorale e anullare il risultato elettorale. Un piano preparato a tavolino dai consiglieri di Trump che ora sono al centro dell’inchiesta del Consigliere Speciale.
La notizia è un altro duro colpo alla falsa narrativa di Donald Trump che la scorsa settimana ha affermato che Smith, con una lettera, gli aveva notificato di essere al centro delle indagini sul suo ruolo per i preparativi del complotto per cercare di ribaltare il risultato elettorale culminato nel tentativo insurrezionale del 6 gennaio.
All’inizio del 2020, Trump aveva concesso la grazia a Kerik che era finito in prigione sia per una frode fiscale sia per aver mentito agli investigatori, e per questo venne condannato a quattro anni di carcere. Un caso paradossale in cui l’ex capo della polizia di New York era finito in una prigione a cui era stata data il suo nome
Kerik aveva cercato a lungo di nascondere questi documenti agli investigatori, citando il privilegio presidenziale. Ora Kerik sarà interrogato dall’ufficio del consiglio speciale nelle prossime settimane. Questo improvviso cambiamento è al centro delle speculazioni che starebbe collaborando con gli inquirenti.
Trump deve già affrontare 71 accuse penali: 34 a New York, per pagamenti in denaro versato in nero alla pornostar Stormy Daniels, e 37 nell’indagine federale sui documenti riservati nascosti da Trump a Mar A Lago, un’indagine condotta anche da Smith.
Tra i materiali consegnati ci sono documenti che toccano molte delle false accuse di brogli smascherate dagli inquirenti federali e i piani capillare per diffondere tra i media conniventi le false affermazioni dielle frodi elettorali.

I file includono false dichiarazioni giurate in cui viene affermato che ci sono state “irregolarità” diffuse, analisi di “attività fraudolente” e indagini illegali su un dipendente senior di Dominion Voting Systems, la società che costruisce le macchine elettorali, fondamentale per un’indagine penale federale sui tentativi di manomettere, dopo le elezioni, i sistemi di voto in Colorado.
Inoltre, le comunicazioni interne consegnate da Kerik suggeriscono che il team di Trump aveva tentato di impadronirsi di un precedente rapporto del Government Accountability Office sul braccio informatico del Department of Homeland Security che aveva indagato sulle false affermazioni di Trump sui brogli durante una riunione dello Studio Ovale sulla sicurezza elettorale. Un promemoria infarcito di falsi risultati per cercare di contrastare le affermazione pubbliche della CISA, a Cybersecurity Infrastructure Security Agency, il cui responsabile, Christopher Krebs, che aveva affermato che le elezioni erano state “le più sicure nella storia americana”, venne licenziato da Trump che invece premeva affinchè le agenzie federali tenessero una conferenza stampa congiunta in modo da poter rafforzare la falsa narrativa dei brogli elettorali.
Per contrastare la valanga di abusi scoperti dall’amministrazione Trump i repubblicani cercano di sminuire sia la gravità del tentativo insurrezionale, che quello dei documenti top secret nascosti nella residenza di Mar A Lago e si lanciano a capofitto sulle malefatte del figlio di Biden e sui tentativi che secondo loro sarebbero stati fatti per insabbiare le inchieste.
Domani ci sarà il patteggiamento di Hunter Biden con gli inquirenti federali per cui si dichiarerà colpevole di aver evaso tasse, che poi sono state pagate, e di aver acquistato illegalmente una pistola non dichiarando la sua tossicodipendenza. Fatti avvenuti durante l’amministrazione Trump per i quali era stata avviata una indagine dall’allora ministro della Giustizia William Barr che poi vennero archiviati. Riportati alla luce dopo che la commissione Giustizia della Camera, presieduta dai repubblicani alleati di Trump, ha riaperto il caso facendo testimoniare due agenti dell’IRS che hanno svolto le indagini che, secondo loro, “erano state volutamente rallentate”.
Secondo i repubblicani il patteggiamento è il risultato delle pressioni che la Casa Bianca avrebbe fatto sul procuratore federale del Delaware, peraltro nominato da Trump. Per questo motivo il Dipartimento di Giustizia si è offerto di rendere disponibile il procuratore federale David Weiss per testimoniare davanti al Comitato giudiziario della Camera per un’udienza pubblica dopo la pausa di agosto. Non è chiaro se il presidente della Commissione Jim Jordan accetterà l’offerta per un’udienza pubblica.