Nelle scorse ore decine di missili russi hanno colpito la regione portuale di Odessa, sul Mar Nero, per la quarta notte consecutiva. A riferirlo sono le autorità ucraine, secondo cui Mosca avrebbe iniziato ad utilizzare nei suoi raid anche missili supersonici Onix.
Gli attacchi sul principale terminal navale di Kyiv sul Mar Nero costituiscono verosimilmente una rappresaglia per i bombardamenti ucraini che lunedì hanno preso di mira il ponte che collega Russia e Crimea. Appena qualche ora dopo, la Russia aveva clamorosamente di ritirarsi dall’accordo sul grano – mediato dalle Nazioni Unite e dalla Turchia – che aveva garantito il flusso delle esportazioni di cereali ucraini verso il resto del mondo, e in particolar modo verso i Paesi in via di sviluppo.
“Purtroppo sono stati colpiti i terminali di grano di un’azienda agricola nella regione di Odessa. Il nemico ha distrutto 100 tonnellate di piselli e 20 tonnellate di orzo”, ha dichiarato venerdì il governatore regionale di Odessa, Oleh Kiperhe, su Telegram.
Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che le navi dirette ai porti ucraini sul Mar Nero verranno considerate potenziali vettori di carichi militari per Kyiv e quindi “coinvolte nel conflitto” – una dichiarazione che ridurrà sostanzialmente il numero di imbarcazioni straniere disposte a continuare a trasportare il grano ucraino, e che secondo Washington potrebbe addirittura spingere Mosca ad attaccare le navi civili.
Dal canto suo, Kyiv ha risposto con misure analoghe, affermando che riterrà tutte le navi dirette in Russia o in territorio ucraino occupato dalla Russia come portatrici di armi – e quindi obiettivi legittimi.
In queste ore le truppe di Kyiv hanno inoltre comunicato di aver ìiniziato a usare le bombe a grappolo fornite dagli Stati Uniti contro le forze russe nel sud-est dell’Ucraina, nel tentativo di smantellare le posizioni fortificate che hanno rallentato la controffensiva di Kyiv. Oltre alle posizioni di prima linea nel sud-est dell’Ucraina, si prevede che le cluster bombs vengano utilizzate anche nei pressi della città di Bakhmut, nel Donbass, dove si è già consumata la battaglia più lunga e sanguinosa della guerra.