John Kerry, inviato speciale di Joe Biden per i cambiamenti climatici, è arrivato oggi a Pechino per una tre-giorni di incontri con alti funzionari cinesi. Lo riferiscono i media statali del Paese asiatico.
Lo ‘zar’ del clima – come è stato ribattezzato dalla stampa USA – incontrerà nelle prossime ore la sua controparte cinese, Xie Zhenhua con l’obiettivo di far ripartire la collaborazione tra Washington e Pechino nel contrasto al riscaldamento globale. Una cooperazione che si era bruscamente interrotta circa un anno fa, quando Pechino aveva sospeso le discussioni su questo tema per protestare contro il viaggio a Taiwan dell’allora speaker della Camera Nancy Pelosi.
L’ex capo-diplomatico di Obama è il terzo alto ufficiale americano a visitare Pechino nel giro di un mese e mezzo (dopo il segretario di Stato Blinken e la segretaria al Tesoro Janet Yellen) e resterà nella capitale cinese fino a mercoledì. Durante il loro summit di novembre a Bali, Biden e Xi Jinping avevano deciso di riavviare le conversazioni tra i loro alti funzionari – ma il processo è stato ulteriormente ritardato dalla querelle sul presunto pallone-spia cinese abbattuto dagli americani.
In qualità di due più grandi economie al mondo, gli Stati Uniti e la Cina sono i principali inquinatori al mondo, rilasciando quasi il 40% dei gas serra del pianeta. Gli analisti sono concordi nell’affermare che la possibilità di evitare gli effetti più disastrosi del cambiamento climatico dipende dalla rapidità con cui le due nazioni ridurranno le loro emissioni e assisteranno altri Paesi nella transizione verso l’energia eolica, solare e altre fonti green.
Kerry si concentrerà su almeno tre questioni: in primis la riduzione del metano – un potente gas serra che fuoriesce dai pozzi di petrolio e gas – ma anche su deforestazione e graduale eliminazione del consumo di carbone in Cina. Gli Stati Uniti spingono affinché la Cina sia più ambiziosa nel fissare obiettivi climatici, stabilendo una data anticipata per il raggiungimento del picco delle emissioni. Pechino, al contrario, è refrattaria ad anticipare i tempi, temendo che un potenziale successore di Biden possa tirarsi indietro dagli impegni presi.