Dalla politica al carcere, dal carcere alla politica.
In Russia la sliding door tra galera e impegno civico non è certo una novità – basterebbe chiedere agli attivisti-oppositori Aleksej Navalny e Vladimir Kara-Murza, oppure all’ex deputato moscovita Ilya Yashin.
Ma a volte, nella terra che fu degli zar, c’è spazio anche per qualche metamorfosi opposta. Sembra essere proprio questo il caso di Viktor But, un baffuto 56enne che ha trascorso gli ultimi 10 anni di vita in un carcere statunitense per traffico internazionale di armi.
Dopo essere stato liberato lo scorso dicembre nello scambio di prigionieri che ha riportato in patria la cestista texana Brittney Griner, But sembra però aver deciso di abbandonare la tuta mimetica e indossare giacca e cravatta – come si confà a un buon politico.

L’ex trafficante ha scelto infatti di candidarsi alle elezioni regionali di Ul’janovsk (oblast’ della Russia europea con poco più di 1 milione di abitanti) sotto l’insegna del Partito Liberal-Democratico russo (LDPR). Formazione che, vale la pena sottolinearlo, è tutt’altro che liberale e/o democratica – sposando piuttosto le tesi dell’estrema destra e dell’ultra-conservatorismo.
Un’avvisaglia del potenziale politico di But era invero arrivata già lo scorso dicembre. Nemmeno il tempo di disfare le valigie dopo la lunga ‘vacanza’ in Nord America che l’ex trafficante di armi aveva infatti deciso di iscriversi propri al LDPR.
Il prossimo 10 settembre ci sarà perciò anche lui tra i potenziali nuovi deputati regionali russi, in una tornata elettorale che coinvolgerà anche le quattro regioni dell’Ucraina meridionale ed orientale unilateralmente annesse da Putin un anno fa.
Uno dei più famigerati trafficanti internazionale di armi del pianeta, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del terzo millennio “il mercante della morte” avrebbe infatti venduto armi a una lunga lista di clienti, tra cui figurano pezzi da novanta come al-Qaeda e i talebani, oltre a guerriglieri africani e latinoamericani.
Un decennio di carriera e di spedizioni nei quattro angoli del globo si è però interrotto bruscamente nel 2008, quando But è stato vittima di un’articolata imboscata organizzata dalla Drug Enforcement Administration (DEA) statunitense. Due agenti federali USA, spacciatisi per militanti del gruppo rivoluzionario colombiano FARC, avevano concordato con il criminale russo l’acquisto di 30.000 fucili AK-47, diversi esplosivi al plastico e missili terra-aria. Armi destinate a essere usate contro l’esercito regolare di Bogotá e contro i militari statunitensi dispiegati nel Paese a sostegno dell’esecutivo legittimo.
Ad incontrarlo a Bangkok, però, si è presentata la polizia thailandese, che nel 2010 lo ha estradato negli USA. L’anno successivo un tribunale federale di Manhattan lo ha condannato a una pena detentiva di 25 anni per traffico internazionale di armi. Complice la sua buona stella, il criminale russo avrebbe peraltro scontato poco meno della metà della sua condanna nel penitenziario federale di Marion, in Illinois – venendo scagionato per ‘ragion di Stato’ nel dicembre 2022 e rimpatriato con un volo di sola andata per Mosca.
In caso di elezione, But potrebbe perciò vantare un’invidiabile evoluzione politica: dal carcere al parlamento. Tutto in meno di un anno.