Una “combinazione di negligenza e cattiva condotta” avrebbe consentito al miliardario Jeffrey Epstein di suicidarsi nella sua cella di Manhattan in attesa di essere processato per traffico sessuale, secondo quanto dichiarato martedì dal Dipartimento di Giustizia.
L’ispettrice generale Michael Horowitz ha indicato come cause della morte di Epstein problemi con le telecamere di sicurezza e il rifiuto del Federal Bureau of Prisons di dare al finanziere newyorkese un nuovo compagno di cella dopo che il precedente se n’era andato. Inoltre, secondo Horowitz, la cella di Epstein aveva fin troppe lenzuola, con le quali l’ex filantropo è riuscito a costruire un cappio per impiccarsi.
I risultati dell’indagine sono stati resi noti più di quattro anni dopo l’estremo gesto di Epstein presso il Metropolitan Correctional Center, avvenuto nell’agosto 2019. L’ispettrice generale ha peraltro ribadito che non c’è alcuna indicazione che possa far pensare a un omicidio, confutando le teorie di cospirazione che circondano la morte a causa delle amicizie importanti di Epstein (alcune delle quali avrebbero ‘usufruito’ delle giovani donne messe a disposizione dall’ospite di casa).
Horowitz ha confermato i rapporti precedenti secondo cui alcuni secondini assegnati alla sorveglianza di Epstein erano sovraccarichi di lavoro e al loro ennesimo giorno di straordinari. I procuratori hanno affermato che, invece di controllare Epstein ogni 30 minuti come necessario, i membri del personale incaricati di sorvegliarlo avrebbero dormito e fatto acquisti su Internet.
Epstein ha trascorso 36 giorni nell’ormai chiuso Metropolitan Correctional Center di Manhattan. Due settimane prima della sua morte, era stato posto sotto sorveglianza per 31 ore dopo un tentativo di suicidio che gli aveva lasciato lividi e graffi sul collo.