Mentre la Chiesa continua ad interrogarsi sui vari possibili utilizzi dell’intelligenza artificiale, in questi giorni è stata lanciata una nuova chatbot, l’AskJesus. Un programma che, come facilmente deducibile dal nome, si finge Gesù, per dare a fedeli e partecipanti risposte di qualsiasi tipo a domande riguardanti il Vangelo e la Bibbia. La chat è stata istituita su un canale Twitch, operando quindi in live, davanti ad una platea virtuale di oltre trentamila iscritti. L’AI Jesus non è la prima chatbot a tema religioso: qualche tempo fa, infatti, era stata lanciata in rete una chat che consentiva agli interessati di interagire con un programma artificiale ispirato alla figura di Padre Pio.
Fino ad oggi, nonostante l’enorme successo riscosso tra i fedeli, ogni qualvolta si è discusso della tematica AI il Vaticano ci è andato sempre cauto. Già un anno fa, presso lo Stato pontificio, i tre rappresentanti delle religioni abramitiche si riunirono per la firma del patto «Rome Call for AI Ethics», secondo il quale «l’Intelligenza artificiale deve avere al centro il bene dell’umanità, includendo ogni essere umano senza discriminare nessuno, e deve essere sviluppata in maniera consapevole della complessa realtà del nostro ecosistema».
Nel frattempo, nonostante le perplessità e le paure di una parte del clero, ad inizio mese, in una chiesa della Germania è stata celebrata una messa proprio con l’utilizzo di una chatGpt. L’episodio è avvenuto in Baviera, più precisamente presso la cittadina di Furth. L’esperimento è stato promosso da Jonas Simmerlein, teologo dell’Università di Vienna. Il sermone è stato recitato nella chiesa bavarese di San Paolo, dove era stato precedentemente istallato uno schermo. I fedeli, dunque, hanno preso parte al rito liturgico, celebrato però non da un vero e proprio sacerdote, ma dagli avatar riprodotti con l’AI.