È stata una vera e propria cavalcata trionfale quella che ha condotto i Denver Nuggets al primo titolo della loro storia. La franchigia del Colorado, nonostante lo scetticismo iniziale, ha portato a termine una stagione semplicemente perfetta.
Eppure, nemmeno dopo il primo posto nella Western conference gli addetti ai lavori avrebbero puntato un dollaro su Denver. Jokic e compagni, però, guidati da un signor allenatore come Mike Malone, amatissimo dai suoi giocatori, hanno stupito tutti, giocando una pallacanestro efficace, di squadra, che li ha portati fino al Larry O’Brien trophy. Naturalmente, tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la presenza di quel gigante serbo che da tre anni è semplicemente il giocatore più forte del pianeta.
E pensare che il giorno del draft, durante la sua chiamata, in tv trasmisero la pubblicità dei tacos. Ne è decisamente passata di acqua sotto i ponti. Nel frattempo, quel ragazzone con il numero 15 si è impossessato della NBA giorno dopo giorno, ma sempre a modo suo, con quell’aria bonaria di chi non vede l’ora di tornare in Europa per seguire le corse dei cavalli. Jokic ha chiuso le sue prime Finals con oltre 30 punti di media, 14 rimbalzi e 7 assist. Nonostante un commovente Bam Adebayo, la difesa degli Heat non è riuscita a limitare in alcun modo l’MVP delle finali, recordman di triple doppie realizzate in una post season. Naturalmente, il centro serbo non avrebbe mai potuto battere Miami da solo.
D’altronde, ogni Batman ha bisogno del suo Robin. Ruolo ricoperto alla perfezione da Jamal Murray, un giocatore monumentale, tornato alla grande dopo l’infortunio che poteva comprometterne la carriera. Fondamentale, inoltre, l’apporto dei vari Caldwell-Pope, Gordon e Brown, sempre al posto giusto nel momento giusto. Otto anni dopo l’arrivo di Malone sulla panchina, dunque, Denver può finalmente festeggiar il suo meritatissimo titolo.