Ieri nel tardo pomeriggio tutto lasciava credere che la causa intentata da E. Jean Carroll contro Donald Trump fosse arrivata alla fine. Conclusa la fase dibattimentale con testimonianze e controinterrogatori, mancavano solo lunedì le arringhe degli avvocati delle due parti e poi martedì i giurati sarebbero dovuti entrare in camera di consiglio per emettere il verdetto. Ma all’ultimo minuto questo programma è improvvisamente cambiato.
Dopo che l’avvocato di Trump, Joe Tacopina, ha ripetutamente dichiarato che Trump non avrebbe testimoniato in sua difesa, l’ex presidente ieri ha detto ai giornalisti in un campo da golf di sua proprietà a Doonbeg, in Irlanda, che “probabilmente” tornerà a New York per assistere al processo. Non è chiaro se tornerà per testimoniare. Ma tanto è bastato al magistrato federale Lewis Kaplan che, con una mossa insolita, ha riaperto la fase dibattimentale concedendo a Trump fino alle 5 del pomeriggio di domenica per confermare se intende testimoniare.
Un procedimento “anomalo” questo che vede una giornalista e scrittrice accusare l’ex capo della Casa Bianca di averla violentata 27 anni fa e poi averla diffamata dopo che lei aveva reso noto lo stupro.
Un procedimento giudiziario di diritto civile per accuse criminali dopo che New York lo scorso anno aveva approvato l’Adult Survivors Act, un provvedimento della durata di un anno che dava facoltà alle vittime di abusi sessuali di poter citare in giudizio, ma solo per chiedere il risarcimento dei danni, le persone che in passato le avevano aggredite sessualmente anche se i termini per la denuncia erano scaduti. In pratica se Donald Trump dovesse essere riconosciuto colpevole dovrà pagare i danni, ma non rischierebbe il carcere.
Un verdetto di colpevolezza inevitabilmente influenzerebbe anche l’elettorato e condizionerebbe la sua aspirazione di tornare alla Casa Bianca. Poiché poi il procedimento è di diritto civile gli standard per un verdetto sono differenti. Il procedimento penale richiede ai giurati di esprimere il parere al di sopra di ogni ragionevole dubbio, mentre nel procedimento civile i giurati debbono esprimere la loro decisione in base alla preponderanza delle prove e delle testimonianze. Il che significa che la giuria può pronunciarsi a favore di Carroll se ritiene che il presunto incidente “probabilmente” si è verificato, piuttosto che decidere “oltre ogni ragionevole dubbio” che si sia verificato.

Poiché i giurati devono prendere la loro decisione solo sulle prove o sulle testimonianze le decisioni che il giudice Kaplan ha preso sono della massima importanza.
Questa settimana i giurati hanno ascoltato quattro testimonianze che probabilmente saranno fondamentali per i giurati quando inizieranno le loro deliberazioni. Due donne – Lisa Birnbach e Carol Martin – hanno deposto che Carroll ha parlato con loro poco dopo l’attacco nel 1996 e che il suo racconto di allora era coerente con la sua testimonianza al processo. Queste testimonianze sono un’importante conferma di quanto affermato da E Jean Carroll nella sua deposizione per dimostrare che l’accusa di stupro non era una invenzione recente. (Trump ha negato le affermazioni della donna, definendole una “truffa”).
Ma la decisione più complicata del giudice Kaplan è stata quella di consentire agli avvocati di Carroll di chiamare a testimoniare Jessica Leeds e Natasha Stoynoff.
Dozzine di donne in passato hanno pubblicamente accusato Trump di averle molestate sessualmente. Trump non è mai stato incriminato per queste accuse e i termini di prescrizione sono scaduti. Data questa situazione insolita, il giudice Kaplan ha deciso che i giurati avevano il diritto di ascoltare anche altre donne, che con il processo di per sé non avevano nulla a che fare, ma che accusavano l’ex presidente di molestie sessuali. Una decisione scritta in 23 pagine in cui ha stabilito che Leeds, che ha affermato che Trump l’ha aggredita sessualmente mentre era seduta accanto a lui su un aereo, e Stoynoff, una giornalista della rivista People che ha affermato che Trump l’ha aggredita sessualmente mentre era a Mar-a-Lago per scrivere un articolo, erano autorizzate a testimoniare.
Normalmente i magistrati sono cauti nell’ammettere “Other Act Evidence”, fatti che il procedimento giudiziario in corso non hanno una rilevanza diretta, nel timore che il peso di queste testimonianze possa essere “sostanzialmente più pregiudizievole che probatorio” e costituire un motivo per l’annullamento in appello.
Ma in questo caso, gli avvocati di Carroll avevano il vantaggio che la causa che si sta celebrando era di diritto civile e il magistrato ha maggiore discrezionalità ad ammettere prove che la persona accusata abbia commesso altre violenze sessuali.
Ed entro domenica alla fine si saprà se l’ex presidente alla fine racconterà in tribunale la sua versione dei fatti o se continuerà a gridare contro i magistrati “corrotti”.
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