C’è chi dà la colpa ai mercati, chi ritiene che sia banalmente cambiato il modo di esibire il lusso, chi invece pensa che l’ostentazione sia kitsch. La verità sta da qualche parte, nel mezzo della scomparsa delle limousine, almeno a New York. Le ultime sono state prese a noleggio da neo-maggiorenni o da aspiranti influencer per scatti “memorabili” da postare sui social. Ma è roba di tanto tempo fa.

Oggi la limousine non fa più gola. Non attrae. E se andate a spasso in città ve ne accorgete subito. Nelle vie del lusso, i driver che aspettano i loro clienti stanno lì, in paziente attesa fuori dalle boutiques a tanti zeri, a bordo di autobus, furgoni e Suv. E non sono a colori scintillanti, ma neri, lucidi, con i vetri oscurati. Di limousine si è occupato di recente anche il New York Times perché a Las Vegas, alla Convention annuale delle case automobilistiche e degli operatori che propongono il noleggio ad ore con autista, di quelle auto allungate all’inverosimile non ce n’era nemmeno una.
Un segnale forte del mondo che cambia. Il lusso, oggi, viaggia su mezzi differenti e non soltanto per via della recessione. Uber e Lyft hanno in qualche modo contribuito alla svolta, mandando in pensione quell’idea di lusso che ebbe per primo un carrozziere americano, fondatore dell’azienda nata negli anni ’20 che realizzò la prima limousine con motore a combustione. La sua azienda arrivò a produrre nel 1985 un migliaio di vetture l’anno.
Ma se in prima battuta quelle vetture super accessoriate facevano gola ricchi e vip, la svolta è arrivata nel momento in cui l’offerta ha superato la domanda e i prezzi sono diventati più abbordabili. Da qui la differenziazione della clientela. Il “vorrei ma non posso” è diventato a portata di mano. Matrimoni, feste di compleanno, viaggi da e per l’aeroporto o per il ristorante, persino il ballo di fine anno.

E’ finita, ed anche ormai dimenticata, l’epoca di fine anni ’70, con l’imprenditore di successo che affittava auto e autista per andare ai suoi appuntamenti in giro per Manhattan. Finito, per gli autisti, l’impegno che durava tutto il giorno e che si protraeva fino a notte fonda, per aspettare il manager di turno fuori dallo Studio54 o dal Club 21. Ed è calata la saracinesca anche di quei carrozzieri specializzati che si sono inventati nuove modifiche alle auto, semplicemente tagliandole a metà, inserendo una sezione centrale ed allungandole.
A Las Vegas, l’ufficializzazione di una presa di coscienza: “Il mercato è imploso” ha detto al NYT Robert Alexander, presidente della National Limousine Association. E non è soltanto per il crollo del mercato immobiliare del 2008, nemmeno per colpa di Uber e Lyft, che hanno rivoluzionato il mercato degli NCC, così come della disoccupazione e dell’aumento dei prezzi del gas. Fattori, questi, che hanno sì influito, ma soltanto in parte. Il resto è legato alle mode.
Oggi, negli Stati Uniti e in particolar modo a New York, i veri ricchi non amano quel tipo di ostentazione, che non considerano più elegante. Archiviati, dunque, quei modelli di Hummer nati per deserti e sterrati ma allungati per regalare l’effetto sorpresa. Archiviate anche le lunghissime auto rosa per improbabili Barbie. La limousine di oggi si è trasferita in un suv, in un furgone e in qualche caso in un bus. E’ rigorosamente nera, lucida, senza un granello di polvere sulla carrozzeria, con impianto stereo e frigobar. E no, non si vede chi c’è all’interno e cosa fa. Come a dire che oggi il vero privilegio è diventato la privacy.
