Gli ufficiali militari americani hanno evacuato il personale dell’ambasciata statunitense dal Sudan devastato dalla violenza. I diplomatici e le loro famiglie sono stati allontanati con successo dalla capitale Khartoum.
Il conflitto tra le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) e le forze armate del Sudan è iniziato il 15 aprile. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riferito che almeno 413 persone sono morte, mentre le stime dei feriti raggiungono le 3.551 unità e i sopravvissuti devono far fronte alla carenza di elettricità e cibo.
Le evacuazioni sono state effettuate nonostante l’assalto che ha messo fuori uso l’aeroporto di Khartoum e che ha intrappolato un gran numero di persone in città. Non solo molti cittadini sudanesi non possono andarsene, ma anche migliaia di stranieri sono attualmente intrappolati nella capitale.
Nel frattempo diversi Paesi, tra cui l’Italia, stanno preparando l’evacuazione di migliaia di loro concittadini. L’Rsf ha promesso “piena cooperazione con tutte le missioni diplomatiche, fornendo i mezzi di protezione necessari e garantendo il ritorno sicuro nei Paesi”.
Il gruppo in precedenza si era detto pronto ad aprire parzialmente tutti gli aeroporti in Sudan per evacuare i cittadini stranieri. Ieri, il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita ha annunciato l’arrivo sicuro di 91 dei suoi cittadini insieme ad altri provenienti da Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Tunisia, Pakistan, India, Bulgaria, Bangladesh, Filippine, Canada e Burkina Faso. Mentre le forze navali del regno trasportavano i civili attraverso il Mar Rosso da Port Sudan a Jeddah, i combattimenti sono ripresi nella capitale del Sudan Khartoum dopo una tregua temporanea.
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